“Emanuela Orlandi è viva e sta bene da 36 anni”. Torna a farsi vivo Mehmet Ali Agca. L’attentatore di Wojtyla, in una lettera aperta inviata alla stampa internazionale dal suo legale, sostiene – e non per la prima volta – che la 15enne cittadina vaticana, scomparsa nel nulla, a Roma, il 22 giugno 1983, “non fu mai sequestrata nel senso classico del termine”, bensì “fu vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi-politici collegati anche con il terzo segreto di Fatima”.
Per l’ex terrorista turco, condannato per il tentato omicidio di Giovanni Paolo II, oggi libero in Turchia, “il governo vaticano non è responsabile dell’organizzazione di questo intrigo internazionale”, mentre è “la Cia” (l’agenzia di intelligence statunitense, ndr) che dovrebbe “rivelare i suoi documenti segreti” in proposito. Nella lettera Agca, che già in passato aveva più volte parlato del caso Orlandi, anche incontrando il fratello della 15enne, aggiunge che la giovane non avrebbe “mai subito nessuna violenza”, anzi, “è stata trattata bene sempre”. “Il papa Francesco – scrive l’ex lupo grigio nella lettera – ha detto a Pietro Orlandi: ‘Se Emanuela si trova in cielo dobbiamo pregare per Lei’. Questa dichiarazione normalissima del Papa fu manipolata e fatto un film di menzogna intitolato ‘Verità è in cielo'”.
“Basta con menzogne e calunnie contro i morti – dice ancora l’ex terrorista turco – come il prelato Marcinkus e Enrico de Pedis e altre persone innocenti. Nessuna criminalità e nessuna sessualità c’entrano con il caso Emanuela Orlandi. Tutti invitano il Vaticano a rivelare qualche documento in suo possesso sull’intrigo internazionale Emanuela Orlandi. Invece io invito la Cia a rivelare i suoi documenti segreti sull’intrigo Emanuela Orlandi, confessando anche la responsabilità diretta della Cia su quel complesso di intrighi internazionali degli anni 1980. Ci sono molte cose da dire, ma per adesso devo limitare il discorso”.
Anche nel 2012, in un’intervista al Corriere della Sera, il turco aveva detto che la 15enne era viva e che si trovava in Turchia ma “non nelle mie mani ed io non conosco l’indirizzo esatto. Posso aiutare per la sua liberazione se governo vaticano ed italiano ascolteranno la mia voce”. E parlando dei mandanti aveva detto di aver “mentito molte volte per motivi diversi, ma devo dire solo verità: nessun Paese, nessuna istituzione e nessun servizio segreto occidentale è coinvolto nel rapimento”. Anche in questo caso l’ex terrorista aveva detto che Emanuela veniva trattata “umanamente”.
Per la magistratura italiana Agca è inattendibile. Nel 2018, la Cassazione ha dato il suo nulla osta all’archiviazione dell’inchiesta, sulla cosiddetta pista internazionale, che la Procura di Roma aveva avviato ipotizzando che la Orlandi fosse stata rapita con l’aiuto dei Servizi italiani per essere scambiata, tramite spie dell’Est, proprio con Agca. Nel 1997 le indagini avevano coinvolto i coniugi Kay Springorum e Francesca von Teuffenbach, sorella dell’ufficiale del Sismi, Rudolph Cristoph, accusata da una ex domestica, poi risultata inattendibile, di aver nascosto in casa sua la Orlandi nell’agosto del 1983. Entrambi furono quindi prosciolti.
Dopo la sua scarcerazione Agca era tornato ancora a parlare del caso Orlandi. Nel 2014, in particolare, era stata la stessa famiglia della 15enne a chiedere alla Procura di Roma di ascoltarlo, ma la richiesta era stata respinta motivando che non esisteva “alcun bisogno di ascoltarlo nuovamente” in quanto negli anni Agca aveva fornito “decine di testimonianze al riguardo, in pubblico e nel corso di processi, e non è considerato attendibile”.
“Ali Agca dovrebbe assolutamente smetterla di arrecare dolore alle persone, cosa che ha già fatto abbastanza nella sua vita” ha commentato oggi all’Ansa l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò. “Per quanto ci riguarda – ha aggiunto il legale – lo riteniamo inattendibile e preferiremmo che la stampa non desse risalto alle sue esternazioni. Se poi Agca ha delle prove concrete sulle sorti di Emanuela Orlandi, le metta a disposizione dell’autorità giudiziaria, in caso contrario abbia la decenza di tacere”.