Toghe nel mirino del governo, ora il Csm passa al contrattacco

Domani il plenum del Csm si riunirà e dovrà decidere se tutelare i giudici di Bologna attaccati dall'esecutivo. Intanto Magistratura democratica risponde a Nordio

Toghe nel mirino del governo, ora il Csm passa al contrattacco

Il nuovo round tra Magistratura e governo è fissato per domani. Quando il duello delle ultime settimane approderà al Consiglio superiore della magistratura. In quella data, infatti, il plenum del Csm sarà chiamato a prendere una decisione sulla proposta di tutela dei giudici di Bologna che avevano rinviato alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri.

Un provvedimento oggetto di “dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza, che adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi”, secondo quanto scritto dalla prima Commissione.

Il voto del Csm sarebbe una risposta al governo

In teoria non dovrebbero esservi sorprese sull’esito della votazione, il documento – che non ha valore giuridico –  infatti dovrebbe raccogliere il favore delle toghe e dei membri laici del centrosinistra. Tuttavia sarebbe un segnale forte di unità della Magistratura nei confronti del governo, stigmatizzando le durissime reazioni del centrodestra (il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di “giudici comunisti”).

Il caso Musolino

Ad infiammare inoltre un clima già incandescente anche le richieste dei consiglieri laici del centrodestra, Isabella Bertolini della Lega e Claudia Eccher di FdI, dell’apertura di una pratica alla prima Commissione e alla Procura generale della Cassazione ai danni di Stefano Musolino, affinché siano valutati eventuali profili disciplinari a carico del segretario di Magistratura Democratica. I consiglieri citano la partecipazione di Musolino come relatore ad un evento dell’associazione ‘No Ponte’, “avente una spiccata connotazione anti governativa, riguardante – tra gli altri argomenti – il ddl sicurezza”.

L’Anm risponde a Nordio

Intanto l’Anm replica al Guardasigilli Carlo Nordio, il quale in un’intervista al Corriere della Sera aveva sostenuto che “non ci sono magistrati sgraditi, ma l’imparzialità è un dovere”. Secondo il segretario generale del sindacato delle toghe, Salvatore Casciaro, “Ci sono stati alcuni provvedimenti delle sezioni specializzate immigrazione che non hanno convalidato i trattenimenti di migranti, ritenendo che potesse essere a rischio la loro incolumità se fossero stati respinti in Paesi non sicuri. A fronte di questo – ha proseguito Casciaro – ci sono state reazioni vibranti, impetuose, concitate di esponenti della maggioranza. I magistrati sono stati accusati di politicizzazione, magistrati comunisti, anti-italiani. Ma c’è una sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea che dice che l’ultima parola spetta al giudice comunitario per l’individuazione dei Paesi sicuri”.

I magistrati contro il cambio di competenza sui richiedenti asilo

Il segretario dell’Anm ha poi aggiunto: “A fronte di tutto ciò sono state anche individuate delle possibili soluzioni sul piano normativo, processuale intendo. Cioè spostare sostanzialmente la competenza dalle sezioni specializzate immigrazione, che svolgono questa materia con affidabilità e professionalità ormai da molti anni alle Corti di appello, rischiando anche di mettere in ginocchio le stesse Corti d’appello e far saltare anche il conseguimento degli obiettivi del Pnrr, aggiungo anche con perdita di finanziamento dell’Unione europea”.

“Si dice che ‘le Corti d’Appello decideranno meglio’? Il sospetto è che si voglia in qualche modo, ed è anche offensivo verso le Corti d’Appello, che decidano in maniera più allineata agli indirizzi politici del governo”, ha aggiunto.

Una risposta indirizzata anche al viceministro, Francesco Paolo Sisto, che, parlando con Repubblica, aveva incalzato: “Ai parlamentari democraticamente eletti spetta il compito di rappresentare il popolo italiano, non ai magistrati”. Un punto che riprende la polemica innescata da Elon Musk col suo tweet.

E nel governo non c’è accordo sul decreto Cybersicurezza

E, sempre in tema di Giustizia, sullo sfondo restano alcune incognite circa il decreto sulla cybersicurezza, slittato lo scorso 30 ottobre, ma che potrebbe entrare in Cdm a fine mese e che riguarda modifiche sull’ordinamento giudiziario e la criminalità informatica. È un provvedimento già previsto da tempo ma che potrebbe essere aggiornato anche alla luce di quanto emerso dalle recenti inchieste sui dossieraggi.

L’intenzione di alcune componenti del governo, in particolare da parte di quella di FdI, è di affidare la competenza investigativa sulla criminalità informatica alla Procura nazionale antimafia, ma il Guardasigilli Nordio ora, diversamente da quanto aveva lasciato intendere, non sarebbe d’accordo: “Equiparare i reati informatici a quelli mafiosi? Ci stiamo pensando, ma non sarei d’accordo – ha dichiarato -. La mafia è troppo particolare per essere assimilata ad altre forme di criminalità. Se tutto diventa mafia, nulla è più mafia”.