Tira vento di cambiamento pure per le toghe. Nel giorno del plenum del Csm, l’annuncio del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, suona come una rivoluzione. “Impedire, per legge, che un magistrato che abbia svolto incarichi politici elettivi possa tornare a svolgere il ruolo di magistrato requirente o giudicante”, taglia corto il Guardasigilli. Con l’obiettivo di garantire “un maggiore consolidamento dei principi di autonomia, imparzialità e terzietà della magistratura”.
Rivoluzione – Un ragionamento, quello di Bonafede, che parte da una premessa. “Un magistrato ha un bagaglio di esperienza e competenza molto importante che può decidere, dedicandosi alla politica, di mettere al servizio della collettività – spiega il ministro -. Ciò detto è evidente che l’assunzione di un ruolo politico compromette irrimediabilmente la sua immagine di giudice terzo”. Insomma, una vera e propria rivoluzione per mettere un argine, una volta per tutte al brutto andazzo delle porte girevoli tra magistratura e politica. Ma non è tutto. Le priorità del Guardasigilli non finiscono qui. “La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute – aggiunge il ministro della Giustizia -. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile”. Al debutto dinanzi al plenum del Csm, Bonafede cita le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per rilanciare il massimo impegno che il Governo intende mettere in campo su questo fronte. Anche perché, aggiunge, il Capo dello Stato, ha lanciato “un monito molto ambizioso, che come ministro della Giustizia, intendo raccogliere e portare avanti a livello nazionale ed internazionale”. è un fatto, del resto, “l’alto livello di percezione della corruzione” che “rappresenta un elemento di grave preoccupazione, sia sotto il profilo della qualità di vita dei nostri cittadini, troppo spesso rassegnati al pensiero di dover convivere con fenomeni corruttivi, sia sotto il profilo della mancata attrazione di investimenti dall’estero in un’economia che appare, e spesso lo è, alterata da pressioni e comportamenti illegittimi”.
Cambio della guardia – Obiettivi ambiziosi, per i quali Bonafede intende rafforzare il rapporto con il Consiglio superiore della magistratura. Ma è proprio dall’organo di autogoverno della magistratura che arriva una richiesta precisa al ministro. “Senza la necessaria linfa vitale delle risorse umane e strumentali la giurisdizione fatalmente perde terreno e smarrisce la sua missione storica di garantire i diritti fondamentali”, avverte non a caso il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, invocando investimenti per la giustizia. E auspicando “continuita’” nel rapporto tra il Csm e il dicastero di Via Arenula. Una continuità “nel metodo” e “non nelle scelte di politica legislativa in materia giudiziaria”. Ma il plenum di ieri è stata anche l’occasione per reintegrare alcune caselle cruciali nell’assetto organizzativo del ministero della Giustizia. Preso atto delle dimissioni di Santi Consolo, che che lascia la guida del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il Csm ha dato il via libera alla nomina di Francesco Basentini che prenderà il suo posto. è stato inoltre disposto il collocamento fuori ruolo di Fulvio Baldi, che andrà invece a ricoprire il ruolo di Capo di gabinetto di Bonafede, di Andrea Nocera, nuovo capo dell’Ispettorato di Via Arenula, e di Giuseppe Corasaniti, che guiderà, infine, il Dipartimento per gli Affari di giustizia.