Circa due mesi fa Alessandra Moglia e Fabio Rosati, due nomi sconosciuti al grande pubblico, sono stati rispettivamente assolta e prosciolto dal Gup di Milano Guido Salvini. L’imprenditrice e l’intermediario erano finiti a giudizio con l’accusa di frode in pubbliche forniture, per una presunta truffa di 7,2 milioni di euro ai danni di Aria Spa. Era stata proprio la centrale acquisti di Regione Lombardia a denunciarli il 28 febbraio 2020 per una consegna non onorata di due milioni di mascherine.
Che pasticcio!
In un passaggio della sentenza, il giudice per l’udienza preliminare milanese definisce il comportamento di Aria “del tutto disordinato, pur in un momento di esasperata concitazione”, avendo la stessa ritenuto concluso un contratto che non lo era, effettuando “frettolosamente il bonifico” e poi presentando precipitosamente la segnalazione alla Procura, che aveva sequestrato “una somma di cui il beneficiario aveva già disposto la restituzione”.
Tutta quella fretta, era, secondo il giudice Salvini, da ricondurre alla volontà dei vertici di Regione Lombardia di dare l’annuncio per primi, vantandosi di essere stati anche più veloci della Protezione civile nell’acquistare le mascherine. Aria (Azienda regionale per innovazione e acquisti), infatti, altro non è che una creatura voluta dalla Lega, realizzata da Attilio Fontana nel luglio 2019 ma già nei desiderata del suo predecessore Roberto Maroni.
Il primo passaggio è stato la fusione di Arca con Lombardia Informatica; nel luglio 2020 è arrivata anche Infrastrutture lombarde, società nata per volontà dell’ex governatore Roberto Formigoni per gestire gli appalti degli ospedali. Lombardia Informatica contava 400 dipendenti, Arca 100, Infrastrutture lombarde 80. Aria nasceva quindi già con un “capitale umano” di 600 persone.
La vicepresidente del Consiglio regionale e relatrice del provvedimento, la leghista Francesca Brianza, quando la nascita di Aria fu portata in aula commentò: “La fusione che propone Regione Lombardia risponde sia ad una gestione virtuosa delle risorse. Una sfida ambiziosa che non rappresenta semplicemente una modifica societaria ma un cambiamento sostanziale che inciderà in maniera tangibile sul futuro delle persone”. Di lì a qualche mese i lombardi avrebbero avuto modo di accorgersi di quanto tangibile fosse il cambiamento.
Previsioni sballate
A dispetto delle previsioni dell’esponente leghista, però, in peggio. Aria, infatti, avrebbe partorito una piattaforma per la gestione delle vaccinazioni anti Covid che avrebbe mandato ottuagenari in centri vaccinali distanti anche 100 chilometri dal luogo di residenza, inviato 900 convocazioni al Niguarda rispetto alle 600 previste, lasciato desolatamente vuoto per un intero weekend l’hub vaccinale di Cremona perché non erano partiti gli sms di convocazione. Roba da far saltare la pazienza allo stesso Fontana che decise di azzerare i vertici della partecipata mentre la gestione delle vaccinazioni passava alla piattaforma delle Poste.
Il portale di Aria era costato 22 milioni. In quanto alla gestione virtuosa delle risorse, a smentire la narrazione del governo regionale ci avrebbe pensato la Corte dei Conti regionale nella relazione 2021: “A fronte di una media degli acquisti programmati intorno al 70%, gli acquisti effettuati in Lombardia tramite Aria in modalità centralizzata dagli enti sanitari regionali si sono fermati, nel 2019, al 36%. Il restante 64% avviene attraverso altri canali (Consip, autonomi, aggregati, in concessione)”, scrivevano i giudici contabili, secondo i quali Aria è una società poco organizzata, con troppo staff, troppe consulenze e acquisti spesso fatti in maniera artigianale.
Rilievi che non le hanno impedito di inglobare anche Explora, società regionale di “destination management” per la promozione del territorio. “Fontana e l’assessore al bilancio Davide Caparini hanno grande sprezzo del pericolo nel voler assegnare ad Aria anche la promozione del turismo in vista delle Olimpiadi invernali”, ha commentato Pietro Bussolati (Pd).