Non c’è solo la Basilicata a certificare quanto sia difficile il dialogo tra Pd e M5S. Il tira e molla sul candidato alle Regionali lucane, in programma ad aprile, non è stato uno spettacolo edificante. Dopo ore e ore di riunioni telefoniche fra Potenza e Roma, con momenti quasi da psicodramma politico, i giallorossi hanno prima definito il proprio perimetro – con Pd, M5s, Avs, Psi, +Europa – poi sono arrivati all’intesa sul nome da schierare: Piero Marrese, sindaco dem di Montalbano Jonico e presidente della Provincia di Matera. Ma il processo ha lasciato scorie difficili da smaltire soprattutto all’interno del Pd.
Così la sinistra si danneggia da sola. M5S e Pd rischiano di pagare pegno anche alle prossime Europee
Sul nome dello sfidante di Vito Bardi, governatore uscente e candidato delle destre per il bis, i dem lucani hanno ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro. E la soluzione trovata certamente, non è gradita all’area Bonaccini dal momento che ha provocato l’allontanamento di Carlo Calenda e Matteo Renzi che appoggeranno Bardi. Peggio va in Piemonte. Dove non solo il campo largo non esiste ma anche quello giusto – i giallorossi senza Renzi e Calenda – che ha portato Alessandra Todde a vincere in Sardegna è franato miseramente e si profila una lotta fratricida tra Pd e M5S. Ieri il leader dei pentastellati ha annunciato che schiererà in campo un suo candidato che correrà contro le destre e contro la candidata del Pd, Gianna Pentenero.
“Il Pd ha avuto una fuga in avanti designando una sua candidata. Ne prendiamo atto. Il M5s procederà a designare una propria candidata o un proprio candidato”, ha spiegato Giuseppe Conte. E ancora: “La Sardegna ci insegna che bisogna andare con un progetto serio, credibile e concreto. Dopo avere definito un senso di coesione, le forze locali hanno trovato di loro iniziativa un candidato competente. Se non si lavora in questo modo è difficile conseguire dei risultati”. Ma tutta questa manfrina del campo largo, o giusto, rischia di avere anche conseguenze alle Europee.
Per il sondaggista Baldassari alle elezioni di giugno l’astensionismo sarà il principale nemico dei giallorossi
A spiegarlo a La Notizia è Roberto Baldassari, direttore generale di Lab2101 e professore di Strategie delle ricerche di mercato e di opinione di Roma 3. “Dopo l’illusione della tornata elettorale in Sardegna, in cui l’alleanza Pd-Cinque Stelle ha portato all’elezione della candidata dei 5S, il voto in Abruzzo ha riportato a una dimensione di ‘normalità’ in cui il centrodestra unito ha riconfermato Marco Marsilio alla guida della Regione. Attenzione però perché i veri scossoni nel centrosinistra si sono verificati nei giorni successivi perché, in vista della scelta dei candidati in due regioni importanti come la Basilicata e ancora di più il Piemonte, quello che sta succedendo ed è successo in queste ore sta minando la possibile credibilità del campo largo e di fatto potrebbe avere un’incidenza determinante anche sull’esito delle europee”.
Ci spiega meglio? “Quello che sta emergendo dalle ultime analisi è proprio che queste schermaglie in Basilicata, e anche le divisioni sul candidato in Piemonte, rischiano da una parte in Basilicata di avere un effetto assolutamente distonico e controproducente per la singola tornata elettorale e dall’altra in Piemonte di scatenare una lotta fratricida che potrebbe concludersi con la sconfitta anche qui. E per il Piemonte con un’aggravante, dal momento che le Regionali si terranno negli stessi giorni delle Europee. Ovvero i due partiti principali del centrosinistra, Pd e 5S, rischiano di non beneficiare di questa narrazione comunicativa che hanno messo in campo e di pagare pegno anche in Europa. Dove il fattore astensionismo potrebbe riguardare soprattutto gli elettori di sinistra”.