“Avevo espresso alcune critiche nelle ultime settimane sulle scalette dei telegiornali e ieri hanno trovato veridicità nei dati che avete pubblicato”. Il senatore (ed ex giornalista) Gianluigi Paragone, oggi componente della Vigilanza Rai, non ha dubbi. “Stiamo parlando di dirigenti e direttori che sono stati tutti scelti dal passato Governo, nel clima del Nazareno”, dice in merito all’articolo di ieri de La Notizia da cui emerge che la copertura dei Tg garantita a Forza Italia e Pd è circa il triplo di quella riservata a M5S e Lega.
Come se lo spiega?
E’ un sistema che sta sparando le ultime cartucce, figlio della logica dell’inciucio. Però è paradossale che questo succeda proprio quando veniamo attaccati noi da loro per aver occupato la Rai. Sono smentiti dai fatti: i numeri sono questi.
Nei prossimi giorni, però, arrivano le nomine.
Non ho notizie sui tempi. D’altronde sono scelte che competono alla nuova figura dell’amministratore delegato. Noi aspettiamo le sue scelte.
Un’idea, però, se la sarà fatta, no?
Qualsiasi scelta deve ridare dignità al personale della Rai. E lo dico prescindendo dai Tg, ma pensando, per esempio, ai programmi finora costruiti dai centri di produzione esterni: mi auguro che in futuro si riescano a privilegiare quelli della Rai.
Come pensa debba e possa cambiare la Rai?
I partiti che restano un passo fuori dalle scelte è già una rivoluzione. Il fatto che la Rai non debba dipendere da società esterne o dagli agenti degli artisti sarebbe un altro pezzo di rivoluzione. Ho sempre detto che i direttori amici non portano mai bene ai Governi… quindi meglio stare uno, due, tre passi indietro. Non vogliamo giornalisti amici, vogliamo giornalisti liberi.
Più cv e meno conoscenze, dunque?
Noi partiamo avvantaggiati: di amicizie dentro la Rai non ne abbiamo. Il fatto di privilegiare il personale interno è una scelta di buonsenso. Sarebbe già un grande passo avanti se la Rai capisse che può tranquillamente fare azienda perché, e nessuno dovrebbe dimenticarlo mai, ha un potenziale enorme.
Crede che finora non sia stato sfruttato?
Sicuramente non fino in fondo e a volta è stato addirittura mortificato. Vogliamo ricordare che i giornalisti della Rai non hanno potuto giocare la partita dei Mondiali perché c’è stato chi aveva deciso che i Mondiali senza l’Italia non avevano interesse?
Che ruolo ricoprirà l’azienda pubblica nell’ottica del cambiamento propugnato dal Governo?
Centrale. Il contratto di servizio pubblico resta il faro.
Sul fronte dei finanziamenti come ci si muoverà?
In Vigilanza ho sottolineato che il mercato pubblicitario dovrebbe trovare una nuova disciplina, magari anche guardando quello che accade in Europa. Andrebbe inoltre fatta una riflessione approfondita anche sui tetti e si potrebbe rivedere la definizione “Rai Pubblicità”. Perché se sei un soggetto che non opera solo nel perimetro Rai, avere il brand “Rai” rischia di non aiutare a vendere o smistare pubblicità con altri soggetti. Forse Sipra, da questo punto di vista, era un brand migliore.