Sul fronte del gas Mario Draghi ha incassato il sostegno di Joe Biden all’idea del price cap. In Italia continuano a chiederlo buona parte delle forze politiche e insiste anche la Confindustria. “Portogallo e Spagna lo hanno fatto”, dice il leader degli industriali, Carlo Bonomi. Ma l’idea di imporre un tetto al prezzo del gas stenta a farsi strada a Bruxelles. Già Draghi non era riuscito a farla passare nel vertice Ue di marzo per la contrarietà di Germania e anche a detta dell’ex banchiere delle società petrolifere che vendono il gas norvegese.
Imporre un tetto al prezzo del gas è possibile solo in casi di emergenza
La Commissione europea ora fa una timidissima concessione che è ben lontana però dagli auspici di Draghi e company. Bruxelles è sì pronta a sostenere l’introduzione di un tetto comune al prezzo del gas, ma solo nel caso di “un’interruzione improvvisa su larga scala o totale delle forniture di gas russo”. È quanto si legge nella bozza del piano RePowerEu, che prevede investimenti extra di circa 200 miliardi di euro da qui al 2027 e che sarà presentato il 18 maggio.
Il price cap, dunque, è tra le misure contemplate solo nel caso di chiusura dei rubinetti da parte di Mosca, che porterebbe a “prezzi insopportabilmente elevati e a forniture scarse”. Ma sarebbe “limitato alla durata della situazione di emergenza” e “dovrebbe essere impostato con attenzione per ridurre al minimo gli effetti negativi”.
Una possibilità durante l’emergenza, spiega la Commissione europea, sarebbe quella di limitare la formazione dei prezzi fissando un tetto massimo alle borse europee del gas, ma un tale limite di prezzo può in generale essere introdotto in modi diversi e a diversi livelli della catena del valore del gas. Nello scenario di grave perturbazione come quello innescato dall’eventuale stop alle forniture dalla Russia, il price cap “avrebbe il vantaggio di limitare gli effetti dannosi sui prezzi per i consumatori e le imprese”, evidenzia Bruxelles, avvertendo tuttavia che la misura porterebbe con sé anche “una serie di sfide”.
L’intervento, secondo l’esecutivo comunitario, potrebbe infatti richiedere il finanziamento di importi significativi da parte dei governi per coprire la differenza tra il cap e il prezzo di mercato. Si dovrebbe poi garantire che l’introduzione del tetto non peggiori l’accesso dell’Ue alle forniture alternative di gas e Gnl, che sarebbe vitale nel caso di uno stop da parte di Mosca.
Inoltre limiterebbe automaticamente il potenziale di riduzione della domanda di gas determinata dai prezzi, con un impatto negativo sull’equilibrio tra domanda e offerta. La via da seguire in realtà nel caso di un’interruzione improvvisa totale o parziale delle forniture di gas russo è un’altra.
I Paesi europei dovrebbero procedere con un “razionamento coordinato” sulla base del principio di solidarietà. Per principio di solidarietà, spiega l’esecutivo comunitario, si intende “una riduzione della domanda di gas negli Stati membri meno colpiti a vantaggio di quelli più colpiti”.