Nel silenzio generale procedono le indagini e il processo sulla strage di Steccato di Cutro e dei suoi 94 morti, 20 dispersi e 81 sopravvissuti. A Crotone prosegue il processo nei confronti dei tre presunti scafisti Sami Fuat, di 50 anni, turco, e Khalid Arslan e Ishaq Hassnan, di 25 e 22 anni, pakistani, imputati di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato.
Nel silenzio generale procedono le indagini e il processo sulla strage di Cutro. Il timore è che a pagare sarà qualche scafista a caso
Come sta andando? Faizi Hasib, uno dei superstiti del naufragio, ha detto ai giudici: “Un agente che mi interrogava mi ha detto che quello nella foto era il capitano della barca e di firmare accanto all’immagine. Ed io l’ho fatto”. Momenti di incredulità in aula. Il presidente della corte Edoardo D’Ambrosio e il pubblico ministero Pasquale Festa hanno chiesto di ripetere, non volendo credere alle proprie orecchie.
Hasib ha ribadito che la foto di Sami Fuat come “capitano della nave” gli era stata indicata dal poliziotto che lo stava interrogando: “Mi ha detto di firmare accanto alla foto di Suat, aggiungendo, comunque, che non ero obbligato a farlo”. Nel frattempo è attesa per metà maggio la chiusura delle indagini sulla catena dei soccorsi. Al momento gli indagati sono sei, tre dei quali sono stati omissati.
Gli altri sono il tenente colonnello Alberto Lippolis, comandante del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia, il sottufficiale Antonino Lopresti, e il colonnello Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto. Che la tragedia fosse evitabile ormai è sotto gli occhi di tutti. Che alla fine possa pagare qualche scafista scelto a caso e nessun colletto bianco è il timore di molti.