Si terrà domani, a Mansura, l’udienza che potrebbe rivelarsi decisiva per l’esito della vicenda giudiziaria di Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna, ormai al 668° giorno di prigionia in Egitto con l’accusa di “diffusione di notizie false”, derivante unicamente dall’esercizio della sua libertà di espressione e di ricerca (qui gli tutti articoli).
Le attiviste e gli attivisti di Amnesty International manifesteranno a sostegno di Zaki in circa 50 città italiane, accompagnati da numerosi gruppi della società civile, rappresentanti di enti locali, giornaliste e giornalisti Rai e parlamentari, auspicando un esito positivo.
Il CdR dell’Ufficio Stampa Rai esprime la solidarietà della Redazione a Patrick Zaki e si augura che venga riconosciuta l’infondatezza delle accuse e che lo studente venga rimesso in libertà e possa tornare in Italia per proseguire il suo percorso di studi
“La speranza è che un giudice riconosca, dopo quasi due anni, l’infondatezza dell’accusa di diffusione di notizie false”, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Le mobilitazioni, che sono già iniziate lo scorso 2 dicembre, prevedono gli appuntamenti di oggi, lunedì 6 dicembre a Bologna (17,30, Giardini Margherita), e di martedì 7 dicembre a Roma (17.30, piazza Bocca della Verità).
Come preannunciato da una legale di Zaki, l’udienza servirà per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell’accesso agli ottenuto con la precedente seduta, quella del 28 settembre scorso (leggi l’articolo). Il giudice monocratico della Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick Zaki, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile. L’attivista rischia fino a cinque anni di carcere.
Zaki è stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura. In tribunale si recheranno, come in tutte le udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell’Ambasciata italiana, anche di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.
Patrick Zaki era stato arrestato il 7 febbraio 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook, Il rinvio a giudizio e’ avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti dal 30enne, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana.