In Italia chi tocca le banche muore. Soprattutto se c’è da capire quali banchieri hanno provocato i dissesti che negli ultimi anni sono costati miliardi ai risparmiatori e allo Stato. Per non parlare degli interessi politici ed economici che si sono coperti con gli affidamenti dissennati poi sfociati nel sostanziale fallimento degli istituti di credito finiti in risoluzione o ceduti a valore zero, come nel caso delle popolari venete. Per fare luce su quella stagione nella scorsa legislatura si costituì una Commissione parlamentare d’inchiesta, ma nonostante l’individuazione di alcune responsabilità minori, non sono saltati fuori i veri colpevoli.
Per questo la maggioranza di Governo ha deciso di costituire una nuova bicamerale, che però non nasce mai a causa dell’ostruzionismo dei partiti d’opposizione. Una resistenza che ieri il Movimento Cinque Stelle ha denunciato duramente con la capogruppo in Commissione finanze del Senato, Laura Bottici, che ha parlato di gioco di Pd e Forza Italia sulla pelle dei risparmiatori. “Nonostante siano passati più di tre mesi dalla promulgazione della legge istitutiva della Commissione d’inchiesta sulle Banche, e nonostante le ripetute sollecitazioni arrivate dal Movimento 5 Stelle – ha detto la Bottici – i due partiti continuano a non indicare i membri di loro competenza all’interno della Commissione, che così non può partire. Il Pd ha fatto i nomi solo alla Camera, non al Senato, quelli di Forza Italia non pervenuti. Una melina pietosa, uno schiaffo in faccia a tutti quei risparmiatori a cui è dovuta un’operazione trasparenza sulla recente storia bancaria italiana”.
L’ALTRA BICAMERALE? NON C’È PARAGONE. In questo modo si consente di tenere nascosta una delle pagine più buie del risparmio in Italia. Il compromesso raggiunto anche con il Quirinale sulla portata della nuova Commissione (che non dovrà replicare il lavoro già fatto da quella precedente) non offre evidentemente garanzie a chi teme di vedere scoperchiata una pentola piena episodi torbidi. Un rischio ancora più probabile nel caso in cui a presiedere il nuovo organismo possa andare un giornalista d’inchiesta specializzato proprio sul sistema finanziario, come Gianluigi Paragone. Un motivo in più per tenere tutto bloccato, lasciando al suo destino la pretesa dei risparmiatori truffati di avere conoscenza e giustizia.