A Milano esisterebbero “gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema”, escludendone “chi non vi appartiene”, e per “impedire che l’azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità”. Sono le pesantissime considerazioni del Gip Mattia Fiorentini – contenute nel decreto che ieri ha portato al sequestro del maxi-cantiere di Scalo House (una residenza universitaria già realizzata e due torri con appartamenti in costruzione) e a 14 indagati, tra i quali l’attuale assessore all’Urbanistica di Torino Paolo Mazzoleni – che hanno terremotato la già traballante “urbanistica milanese”.
Perquisita l’ex vice-sindaco di Milano, Ada De Cesaris (non indagata)
Non la “solita” inchiesta, quella sul palazzo di via Lepontina 4/ Valtellina 38, zona Isola, visto che per la prima volta i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici hanno contestato a un tecnico (indagato) anche l’accusa di “traffico di influenze illecite“, mai comparsa in precedenza. Inoltre, ieri, è stato perquisito anche lo studio dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune, l’avvocata Ada Lucia De Cesaris (non indagata), per un’altra indagine, proprio per alcune presunte rivelazioni che sarebbero state fatte al tecnico indagato, sul progetto immobiliare di via Lamarmora.
A rischio il “Salva-Milano”
Insomma, quello di ieri appare come un salto di livello delle indagini sull’urbanistica meneghina. Che oltretutto arriva il giorno dopo la presentazione alla Camera da parte del meloniano Tommaso Foti dell’emendamento Salva-Milano accorpato al Ddl sulla Rigenerazione urbana, cioè del tanto invocato dal sindaco Beppe Sala colpo di spugna, necessario per “sanare” le 14 inchieste aperte su altrettanti cantieri fuori-legge (ma i progetti interessati sono oltre 140, in città).
Un “sistema” dietro all’urbanistica milanese
Un salto di livello perché gli inquirenti teorizzano l’esistenza di un vero e proprio “sistema”, gestito da gruppi identificabili, interni agli uffici comunali. Nel decreto si ripotano 13 casi emblematici nei quali, grazie al ricorso ingiustificato alla Scia, la violazione delle norme nazionali o regionali, si sono potuti trasformare normali edifici in disuso in torri e grattacieli. Non solo, “ci sarebbe stato, come in altri casi, un calcolo al ribasso su oneri di urbanizzazione e relativa “monetizzazione”, che ha “comportato un indebito vantaggio all’operatore privato che si sostanzia in una forma di finanziamento occulto dell’intervento”.
Cioè si sarebbero fatti risparmiare i costruttori a danno delle casse pubbliche. Tutti casi nei quali grande protagonista è stata la Commissione comunale per il paesaggio “che omette o parteggia”.
Quei controllori in conflitto di interessi
Scrive infatti il Gip: tra gli “appartenenti a tali gruppi non si ha difficoltà a riconoscere l’ex direttore del Sue” (lo Sportello unico edilizia), Giovanni Oggioni, ora vicepresidente della Commissione comunale paesaggio. Un organo quest’ultimo, aggiunge il giudice, “espressione di professionisti (architetti) spesso” tra loro “legati”, a cui è stato “attribuito illegittimamente il potere di concedere scostamenti dalle norme del Pgt”.
Si tratta di una commissione che, aggiunge, “non garantisce indipendenza, in quanto organismo composto da professionisti nominati direttamente dal Sindaco, che esercitano la libera professione a Milano, i cui progetti vengono sottoposti alla valutazione della stessa Commissione in osmosi col Sue”.
I verbali di staff del “direttore Oggioni”, si legge ancora, “mettono pure in luce” come “operasse contemporaneamente all’interno del Sue e all’esterno, prendendo parte la mattina alle riunioni di staff e alle riunioni dell’Area urbanistica, che lo impegnava nell’elaborazione delle norme della Variante al Pgt del 2012, e al pomeriggio alle riunioni del ‘Tavolo c’è Milano da fare’, composto dal medesimo, in qualità di direttore del Sue, da progettisti, in qualità di rappresentanti dell’Ordine degli architetti, da rappresentati di avvocati delle società immobiliari e da imprenditori del settore immobiliare”. Ciò, stigmatizza il giudice, “in un perenne conflitto di interessi, reso evidente sia dalle interpretazioni date da Oggioni ‘contra legem’ e sempre a favore delle maggiori quantità di cubatura da realizzare”.
Sala: “Non conosco gli atti”
“Non posso commentare, è evidente che i magistrati e la Guardia di finanza prima di fare alcune azioni non avvisano il sindaco. Io oggi quello che so, l’ho letto dalle agenzie”, ha dichiarato ieri Sala, “Vediamo gli atti e poi non mancherò di dire la mia opinione ma oggi non sono in grado di dire assolutamente niente”.