“Di fronte a notizie così la gente è spinta a non andare a votare. La cosa grave non è solo il segnale devastante che arriva dalla Liguria, ma anche l’aggravante di convincere i cittadini che non sia possibile modificare questi comportamenti”. È preoccupato Giuseppe Antoci, l’ex presidente del Parco dei Nebrodi e attuale presidente onorario della fondazione Caponnetto che ha speso una vita a lottare contro la criminalità organizzata e che ora ha accettato la sfida politica da candidato capolista alle Europee nella circoscrizione isole per il Movimento 5 Stelle. “La gente deve andare a votare”, ci dice.
Antoci, che ne pensa dell’arresto (ai domiciliari), tra gli altri, del presidente della Liguria Giovanni Toti?
“Guardi, al di là della presunzione di innocenza che va garantita, Giuseppe Conte ha proposto un patto di legalità a tutti i partiti, perché non applicarlo? Di cosa ci si preoccupa? Come per le intercettazioni: mi intercettino pure. Perché preoccuparsi? Il tema non è politico, è morale. C’è l’etica. Quando arriva la magistratura significa che un pezzo di Paese e di politica ha già sbagliato. Bisogna anticipare altrimenti abbiamo già perso. C’è anche una questione di selezione della classe dirigente, sulla quale il M5S prova ad essere attentissimo”.
Nell’inchiesta di Genova irrompe il tema delle mafie. Crede che ora diventerà un tema elettorale o sarà un’occasione persa?
“Dobbiamo partire da quanto funzionano in questo Paese le lezioni. Se noi abbiamo situazioni grigie a Bari, a Torino, a Palermo, a Catania, in Liguria, o capiamo che c’è un’emergenza o abbiamo perso l’ennesima occasione. E il fallimento pesa sulle spalle non solo nostre, ma anche di coloro che hanno perso la vita, di chi ha lasciato la migliore normativa antimafia d’Europa e del mondo. In questa indagine in Liguria compaiono cosche mafiose del nisseno, è la solita criminalità organizzata che fa affari. Il reato che coinvolge altri soggetti, non Toti coinvolto per altri gravi reati, è addirittura quello di scambio politico mafioso. La verità è che le persone devono esercitare l’unico diritto forte che hanno, quello del voto. Noi ce la stiamo mettendo tutta per fare capire che stiamo tentando di innescare questo seme che deve diventare germoglio, pianta e soprattutto radici che mantengano, in questo Paese, il terreno dei valori”.
A destra dicono “giustizia a orologeria”…
“Questo è il solito tema. Quindi la magistratura si deve fermare a ogni elezione? Le misure cautelari si eseguono perché ci sono pericoli precisi, tra cui l’inquinamento delle prove. La magistratura non può stare ferma. È sempre il solito tentativo di giustificare tutto, come se ci fosse un piano di azione per attivare precisi percorsi durante le campagne elettorali. Queste invece sono delle lezioni che spero che i cittadini capiscano così come capiscano che per noi le candidature di Scarpinato, Cafiero De Raho e, umilmente, la mia, sono la dimostrazione dell’impegno che il Presidente Conte vuole mettere sul tema della legalità”.
Ma non è pericoloso rivendicare una superiorità morale?
“No perché non la rivendichiamo. Tant’è vero che il patto per la legalità che abbiamo proposto non è interno al nostro partito ma rivolto alla politica italiana. Noi stiamo ponendo un altro tema: sediamoci a un tavolo, chi ci vuole stare ci sta. Non è una questione di percentuali. È proprio il contrario. Vogliamo fare parte di una squadra, la politica, che su certi temi non si può dividere”.
La campagna elettorale però converge più sui grilli nel menu che sulle mafie…
“Io penso che il tema della lotta alla mafia sia una priorità. E lo dico nel mese in cui ci stiamo avvicinando alle commemorazioni di uomini che hanno perso la vita, un elenco in cui nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 stavo per finire anch’io e quattro valorosi poliziotti. Se pensiamo di commemorare le vittime delle stragi e nel contempo lanciamo segnali di picconamento delle norme create da quegli uomini diventa pericoloso. Noi al Parlamento europeo vogliamo rendere permanente la Commissione speciale CRIM per investigare sulle mafie. Se la Commissione europea scrive agli Stati e dice ‘sappiamo che ci sono infiltrazioni mafiose nell’agricoltura anche in Slovacchia e in Corsica’, invitando a usare il ‘protocollo Antoci’, così sta dicendo che ci sono emergenze di infiltrazioni mafiose anche negli altri Stati. Quindi mi chiedo: perché la commissione antimafia non è permanente?”.
È preoccupato dalla riforma della giustizia e la compressione di libertà per i giornalisti?
“Molto. Nella riforma della giustizia si propone di creare una corte nominata dalla politica che deve valutare disciplinarmente i magistrati. Prendiamo un baluardo, l’autonomia della magistratura che ci ha invidiato l’Europa e il mondo e mettiamo la politica a giudicare la Giustizia? Sul giornalismo io sono preoccupatissimo. Se tu imbavagli quel mondo chi ti racconta che un soggetto pur non compiendo un reato parla con i mafiosi? In un paese civile secondo voi è giusto che i cittadini lo sappiano?”.