Dopo due giorni dalla scossa di terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria, si continua ancora a scavare nella speranza di trovare qualche superstite. Una corsa contro il tempo che vede impegnati ben settanta Paesi di tutto il Mondo che hanno inviato le proprie squadre di soccorso anche se, di ora in ora, le possibilità di estrarre ancora qualche sopravvissuto non fanno che diminuire.
Il numero delle vittime del terremoto è arrivato a più di 8.700 morti, come anche il numero delle scosse che continuano a susseguirsi
Quello che, purtroppo, continua a salire è il numero delle vittime arrivato a più di 8.700 morti, come anche il numero delle scosse che continuano a susseguirsi una dopo l’altra. Secondo i dati degli esperti dell’istituto geologico degli Stati Uniti, dopo la prima scossa del terremoto, di magnitudo 7.8, sono state registrate almeno 125 repliche tutte di magnitudo 4 o superiore. Le scosse di assestamento, continuano, si estendono per oltre 400 chilometri lungo la faglia che si è rotta nel sud della Turchia.
Una tragedia in cui, dopo le prime rassicurazioni della Farnesina, potrebbe essere finito anche un cittadino italiano. Si tratta di Angelo Zen di cui non si hanno notizie dal 5 febbraio, ultimo giorno in cui la sua famiglia è riuscita a parlarci al telefono. L’uomo al momento risulta disperso e stando a quanto trapela, avrebbe avuto residenza in un albergo completamente distrutto dalle scosse. “Manca soltanto un italiano che non siamo riusciti a contattare. Si tratta di Angelo Zen, della provincia di Vicenza, siamo in contatto costante con la famiglia” ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg3 in collegamento dall’Unità di crisi della Farnesina.
Il forzista ha poi ribadito che “l’Italia sta facendo di tutto” per aiutare i Paesi colpiti, spiegando che lunedì “è giunta” in Turchia “una prima unità della protezione civile e di vigili del fuoco” e ieri “è partita un’altra unità”. “Ho firmato un’autorizzazione a inviare persone e cose. Però bisogna formare uno stato di crisi a livello internazionale per inviare” soccorritori e aiuti nelle zone più colpite, ha concluso il ministro.
In Siria, paese già martoriato dalla guerra, la popolazione sta vivendo un vero e proprio incubo
Malgrado sui media si parli quasi solo della drammatica situazione che si registra in Turchia, le cose sembrano andare ancora peggio in Siria. Nel Paese governato con il pugno di ferro da Bashar al-Assad, il quale da quasi vent’anni ha interrotto i suoi rapporti con l’Occidente e dove infuria una guerra civile sanguinosa, si starebbe vivendo un vero e proprio incubo. In particolare ad Aleppo, la città tutt’ora contesa tra ribelli e forze governative, sarebbe stata sostanzialmente rasa al suolo.
Qui mancherebbe tutto, dall’energia elettrica all’acqua potabile, e l’Organizzazione mondiale per la Sanità ha già lanciato l’allarme per una possibile epidemia di colera. Cosa ancor peggiore, a causa dell’isolamento diplomatico, la Siria sarebbe pressoché sola nel gestire questa tragedia. A quanto è dato sapere, infatti, soltanto Russia, Cina e Iran, avrebbero inviato soccorsi e aiuti umanitari.
Timori condivisi dal portavoce Unicef, James Elder, secondo cui “questo è il terremoto più potente che ha colpito la regione in circa 100 anni ed è avvenuto nel momento peggiore possibile” visto che “nel nord-ovest della Siria c’era già una situazione emergenziale. Le comunità lottano con l’epidemia di colera in corso e forti piogge e nevicate” e già facevano i conti “con oltre un decennio di conflitto”.
La sciame sismico, la cui potenza è stata stimata in oltre 130 ordigni nucleari, non è ancora finito
Quel che è certo è che questo sciame sismico, la cui potenza è stata stimata in oltre 130 ordigni nucleari, non è ancora finito. Secondo gli esperti è più che probabile che le scosse proseguano ancora per giorni, con un rischio elevato di repliche di forte intensità, e forse per mesi. Proprio per questo è facile immaginare che i numeri di questa immane tragedia continueranno ad essere aggiornati.
Secondo l’Oms sono già state colpite 23 milioni di persone
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità sono già state colpite 23 milioni di persone. Cosa ancor più grave è che il bilancio finale dei morti, per l’Oms, potrebbe superare le 20mila persone. A spiegarlo è Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze per l’Europa dell’Oms: “C’è sempre la possibilità che si verifichino altri crolli, per cui spesso vediamo che i numeri iniziali si ottuplicano”. La stessa ha poi aggiunto che “purtroppo, con i terremoti si verifica sempre la stessa cosa: i rapporti iniziali sul numero di persone morte o ferite aumentano in modo significativo nella settimana successiva”.
Davanti alla tragedia e mentre tutto il mondo si stringe, a stonare è la rivista satirica Charlie Hebdo che ha pubblicato una vignetta davvero discutibile. Sulla pubblicazione francese uno dei disegnatori ha rappresentato la devastazione subita in Turchia, con tanto di macerie fumanti, il tutto condito dalla didascalia: “Non c’è neanche bisogno di mandare carri armati”.
“Charlie Hebdo rappresenta una moderna barbarie! Che affoghino nel loro odio!” è la dura reazione del governo turco a commento della vignetta. Indignazione che è esplosa sul web dove sono moltissime le critiche nei confronti della nota rivista satirica che non è nuova a simili cadute di stile visto che anche in occasione del terremoto di Amatrice del 2016 aveva provato a fare ironia – senza riuscirci – pubblicando una copertina shock in cui campeggiava un edificio crollato disegnato a forma di lasagna con i colori della bandiera italiana.