Il terremoto di magnitudo 7.9 avvertito alle 2:17 italiane (le 4:17 locali) in Turchia ha colpito il sud del Paese e la Siria settentrionale, una zona altamente sismica, tra quelle con la pericolosità più alta del Mediterraneo.
Il terremoto si è verificato all’estremità settentrionale della zona tra la faglia Est Anatolica e la faglia del Mar Morto
Secondo alcune stime, fa sapere l’Ingv, ci sarebbero oltre 1.700 edifici crollati (totalmente o parzialmente): il sisma ha avuto un ipocentro a 7 km di profondità ed è stato fortemente sentito nelle 10 province meridionali del Paese, nonché nelle vicine Siria e Libano.
Dopo la scossa di terremoto principale sono state localizzate oltre 200 repliche: tra queste la più forte, fino a questo momento, si è verificata alle 11:24 italiane ed ha avuto magnitudo 7.5; altre scosse rilevanti hanno avuto magnitudo superiore a 6.0. Il terremoto si è verificato all’estremità settentrionale della zona tra la faglia Est Anatolica e la faglia del Mar Morto.
Nonostante la relativa quiescenza sismica di questa area, la Turchia meridionale e la Siria settentrionale hanno subito in passato terremoti significativi e distruttivi, come quelli del 859 d.C., del 1124 (magnitudo 6.9) e del 1513 (7.4). Al confine con la Siria, nei pressi della città di Aleppo, è da ricordare il terremoto del 13 agosto 1822 (magnitudo 7.4) che provocò un numero di vittime stimato tra 20.000 e 60.000.
Sempre secondo l’Ingv, il terremoto della notte scorsa “è causato dall’attivazione di una faglia trascorrente a bassa profondità. L’evento ha, infatti, rotto una faglia laterale sinistra quasi verticale ad orientamento nordest-sudovest (faglia Est Anatolica) o una faglia laterale destra ad orientamento sudest-nordovest (faglia del Mar Morto). In base alla magnitudo del terremoto si può stimare che la rottura abbia interessato una porzione della faglia lunga circa 190 km e larga circa 25 km”.
Sisma avvenuto in corrispondenza di una tripla giunzione tra le placche Anatolica, Arabica e Africana
Il terremoto è avvenuto “in corrispondenza di una tripla giunzione tra le placche Anatolica, Arabica e Africana. La posizione del terremoto, il meccanismo focale nonché la distribuzione delle repliche sono coerenti con la faglia Est Anatolica, una importante struttura che consente l’estrusione verso ovest della Turchia nel Mar Egeo. Non si può neanche escludere che sia interessata la faglia trasforme del Mar Morto che accomoda il movimento verso nord della penisola arabica rispetto alle Placche dell’Africa e dell’Eurasia”.
Aggiornamento eventi sismici in Turchia del 6 febbraio 2023 https://t.co/UKXePZLaSc
— INGVterremoti (@INGVterremoti) February 6, 2023
La regione in cui si è verificato il terremoto è “sismicamente attiva. Dal 1970 tre terremoti di magnitudo 6 o superiore si sono verificati entro 250 km dal terremoto di oggi. Il più grande di questi, di magnitudo 6.7, si è verificato il 24 gennaio 2020 a nord-est del terremoto del 6 febbraio, sempre in prossimità della faglia dell’Anatolia orientale”.