Di polli che si sentono aquile il mondo è pieno, ma da nessuna parte sono tanto concentrati come sui Social, a partire da Telegram, dove apprendiamo che la strage di Bucha non è altro che un set cinematografico, con al posto dei morti degli attori, e neppure tanto bravi perché si muovono facendo scoprire la gigantesca messinscena. O anzi, no. I morti sono veri, ma sono ucraini uccisi da altri ucraini, e non certo dai russi e dagli squadroni della morte ceceni passati casualmente a Bucha per turismo.
Chi nega Bucha è complice. Opportunisti che raccontano balle per il loro tornaconto
Bravi, dunque, tutti quelli a cui non la si fa, e pazienza per noi con l’anello al naso, che da quaranta giorni vediamo le immagini dei bombardamenti russi e non abbiamo capito che si tratta di un film girato a Hollywood, magari per fare dispetto a Zelensky che l’attore l’ha fatto sul serio. Certo, l’orrore ce lo raccontano pure i profughi ucraini con cui ormai si può parlare direttamente in molte città italiane. Ma se incrociate un negazionista bravo, magari di quelli allenati nei talk show, vedrete che vi dimostrerà che trattasi di comparse, o di spie pagate per mettere in cattiva luce quel sant’uomo di Putin.
A questo purtroppo siamo arrivati, e le logiche dello share televisivo e del grande bar dello sport digitale sono un moltiplicatore infinito di tali fesserie. L’abbiamo visto con i vaccini, fino a pochi anni fa considerati salvifici dalla stragrande maggioranza della popolazione occidentale e ora invece considerati veleno da un numero volato alle stelle di No vax.
Dubitare, negare e contestare sono la nuova moda della generazione Facebook, ammaliata da intellettuali in disarmo o in precedenza sconosciuti, disposti a contraddire ogni evidenza pur di far polemica e audience. Un pubblico di “consumatori” politici ghiotto per i partiti che non hanno remore a strumentalizzare qualunque cosa – e qui le destre sono imbattibili – se non a confondere le acque per farsi perdonare amicizie e favori con personaggi indifendibili, come il democraticissimo capo, da decenni, del regime a Mosca.
Così chi ragiona semplicemente con la propria testa, e non prendendo in prestito quella di altri, o racconta i fatti per quello che sono, senza pregiudizi o obblighi di far propaganda per nessuno, diventa un ingenuo o addirittura complice di Loro, cioè di loro che ci fanno sempre credere quello che non è, di loro che vogliono la dittatura sanitaria, di loro al servizio di Soros, di loro che progettano un nuovo ordine mondiale riducendoci in automi e altre corbellerie del genere.
Il discorso perfetto per transitare dalle paure del presente – l’immigrato, il diverso, l’insicurezza – alle paure 2.0 di domani, utilizzando semplificazioni su misura per Tic Toc e per chi di un libro guarda solo le figure. Menti semplici che in questo modo si convincono di saper risolvere genialmente i problemi più complessi, al punto da chiedere a Putin di uccidere il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con chissà quale apporto benefico alle sorti della guerra in Ucraina.
E dire che un cittadino consapevole dovrebbe pretendere da se stesso, prima che da chiunque altro, la disponibilità a guardare la realtà senza paraocchi, sfuggendo alla comodità di accodarsi alle mode politiche e culturali del momento, dubitando delle notizie mediate dalla stampa, ma non per questo rinunciando a informarsi con più fonti possibile e tenendo ben saldi almeno i princìpi inderogabili in una qualunque società avanzata, come la non violenza, la democrazia, il rispetto del prossimo.
Solo così vedremo il bianco di colore bianco e il nero di colore nero, e forse non potremo cambiare il mondo, ma di sicuro riusciremo a non farci pilotare da nessuno, che siano i poteri forti, la stampa di regime – e in Italia ce n’è molta – fino ai Social, con i suoi polli in batteria che si credono aquile mentre in realtà stanno andando al macello.
Se allora guardiamo con onestà quello che sta avvenendo in Ucraina abbiamo di fronte molti elementi, che spiegano tutte le azioni dei Paesi in guerra, cominciando dalla pressione indebita della Nato per inglobare uno Stato cuscinetto tra Europa e Russia, passando per la polvere nascosta sotto al tappeto di diversi anni di eccidi nelle regioni filorusse ostili a Kiev. Dall’altra parte c’è l’assoluta necessità di Putin di mantenere un potere barcollante per la crisi economica e il dissenso utilizzando la leva nazionalista e nostalgica dell’epoca sovietica.
Da qui parte un conflitto che per la Cina è una manna dal cielo, in quanto piazza un potenziale Afghanistan al confine dell’Unione europea e logorando Mosca rafforza ulteriormente il potere del Dragone in Asia. Dove c’è una guerra ci sono poi tutte le bassezze della natura umana. Prendiamo gli Stati Uniti, che non hanno fatto nulla per migliorare il clima, anzi hanno insultato e spedito montagne di armi agli ucraini per combattere i russi al posto loro.
E che dire dell’Europa, la civilissima nemica di ogni violenza, che condanna la guerra un tanto al chilo ma poi invia armi e preme sull’invasore russo fin quando le sanzioni non toccano troppo il portafoglio. In questo senso nessuno è più colpevole della Germania, gran consumatrice del gas di Mosca, indisponibile però all’embargo. A Berlino, come ovunque, sanno bene che senza i soldi dell’energia Putin non potrebbe più pagare le sue armate, e se non altro sarebbe costretto ad accettare trattative di pace serie.
In tutto questo traffico, la propaganda fa il suo lavoro, trasferendo in Russia l’immagine di manifestazioni di utili idioti che marciano per le città italiane con la Z dell’operazione militare speciale. Gente che se vivesse un solo minuto l’orrore ucraino non riuscirebbe a pentirsi in una vita intera di tale scemenza. Le colpe, dunque, sono da tutte le parti, com’è la regola nei conflitti, ma negando la realtà per partito preso (o per il cachet in tv) non si spinge verso la verità. E a maggior ragione verso l’unico obiettivo che ora conta davvero: il cessate il fuoco.