Dopo il tentato golpe in Corea del Sud dello scorso inizio di dicembre, il presidente – sospeso – Yoon Suk-yeol continua a resistere all’arresto da parte delle forze dell’ordine. Si è concluso con un nulla di fatto il nuovo tentativo di arresto del Capo dello Stato, effettuato questa mattina, da parte degli agenti dell’anticorruzione di Seoul.
Stando a quanto riferisce l’Ufficio per le indagini sulla corruzione dei funzionari di alto livello (CIO), il blitz è stato interrotto “cinque ore” dopo l’arrivo dei suoi investigatori presso la residenza presidenziale di Yoon. “Abbiamo determinato che l’esecuzione del mandato di arresto sarebbe stata praticamente impossibile a causa del confronto in corso e l’abbiamo sospesa per garantire la sicurezza del personale sul posto di fronte alla resistenza incontrata”, ha dichiarato il l’ufficio in un comunicato stampa. “Decideremo i prossimi passi dopo una revisione”, ha aggiunto esprimendo “profondo rammarico per il comportamento del sospettato che si è rifiutato di rispettare le procedure legali stabilite”.
Tentato golpe in Corea del Sud: il presidente Yoon resiste all’arresto delle forze di polizia di Seoul
Il problema è che il tempo per nuove operazioni di polizia scarseggia. Stando alle norme della Corea del Sud, gli inquirenti hanno tempo fino a lunedì per eseguire il mandato di arresto con le accuse d’insurrezione e abuso di potere legate al tentato colpo di mano di Yoon, che la notte del 3 dicembre impose la legge marziale per essere poi costretto a ritirarla sei ore dopo a causa del voto contrario dell’Assemblea nazionale, che poi ha deciso il suo impeachment che è in attesa di conferma da parte della Corte costituzionale.
Per Yoon si mette male: spuntano gli audio in cui aveva chiesto ai militari di impedire ai parlamentari di votare per cancellare la legge marziale
Malgrado i tentativi di resistere all’arresto, la situazione per Yoon sembra ingarbugliarsi sempre più. Dall’indagine penale, per la quale rischia una pena fino all’ergastolo, è emerso che il presidente sospeso, nella notte del 3 dicembre in cui ha tentato di imporre la legge marziale, avrebbe direttamente ordinato ai militari di sfondare le porte e trascinare fuori i parlamentari dall’Assemblea nazionale per impedire la revoca dello stato d’emergenza.
Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap, citando una registrazione audio diffusa dal comando per le investigazioni speciali. In particolare, questo importante dettaglio emergerebbe dalle registrazioni dei colloqui intercorso tra il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Park An-su, il tenente generale Kwak Jong-keun, capo del Comando delle Operazioni Speciali dell’Esercito, e altri ufficiali, alcuni dei quali sono accusati di insurrezione e abuso di potere.
Kwak è nel mirino per aver inviato forze speciali all’Assemblea nazionale su ordine di Yoon per occupare l’edificio e impedire ai parlamentari di approvare una mozione che respingesse la legge marziale. “Il presidente ci ha ordinato di sfondare la porta e trascinarli fuori” ha affermato un comandante delle forze speciali che aveva ricevuto ordini da Kwak in un dialogo con un altro comandante alle 1:00 del 4 dicembre, secondo quanto riportato nell’audio.