Arriverà lunedì in Aula alla Camera il testo sul fine vita licenziato dalle commissioni Affari sociali e Giustizia (leggi l’articolo). Un “ottimo risultato politico” per il 5Stelle, Nicola Provenza, relatore assieme ad Alfredo Bazoli (Pd).
Il traguardo è vicino?
“Il cammino è ancora lungo, ma credo che il Paese non possa aspettare oltre. Dopo la sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo c’è la necessità di disciplinare il tema, delineando un perimetro entro il quale circoscrivere, a garanzia dei soggetti coinvolti, tutti gli aspetti connessi alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita. In Commissione abbiamo provato a trovare una sintesi tra le diverse sensibilità, evitando l’ostruzionismo”.
Quale la novità più rilevante inserita?
“La legge introduce la morte volontaria medicalmente assistita: al momento non esiste nel nostro ordinamento un diritto esplicito a porre fine in modo volontario e dignitoso alla propria vita. Abbiamo cercato di equilibrare da un lato l’esigenza di introdurre solide garanzie a tutela delle stesse persone che vogliono accedere a questa procedura e dall’altro la necessità di creare i presupposti affinché l’accesso alla procedura sia realmente possibile. Equilibrio trovato, ad esempio, sulle cure palliative”.
Da un lato l’associazione Coscioni e i radicali sostengono che il testo sia più restrittivo dei parametri fissati dalla Consulta. Dall’altra il centrodestra ritiene che così com’è non vada.
“Quando si cerca una mediazione è normale scontentare qualcuno. Anche noi avremmo voluto di più, ma questo è il miglior compromesso possibile. Vorrei ricordare che la Consulta è intervenuta per l’inerzia del Parlamento, prima con un’ordinanza e poi con la sentenza, auspicando che tra le due pronunce il Parlamento disciplinasse in maniera organica quello che la Consulta non poteva fare. Il Parlamento ora ha la responsabilità di riappropriarsi del proprio ruolo di legislatore e di rispondere all’esigenza di coloro che chiedono di porre fine alla loro indicibile sofferenza, nel pieno rispetto della dignità e dell’autodeterminazione della persona”.
Lei teme che possa finire come il Ddl Zan?
“Mi auguro di no. È ora di approvare questa legge di civiltà”.