Tempi non proprio facili per Vito Gamberale, ex boiardo di Stato e manager di lungo corso, con traiettoria professionale capace di attraversare prima e seconda Repubblica. Vecchie e nuove avventure professionali, infatti, gli stanno creando qualche grattacapo. L’ultima novità arriva da Quercus Asset Selection, società lussemburghese attiva negli investimenti in energie rinnovabili, di cui fino a poco tempo fa era presidente.
La società ha citato Gamberale in giudizio, davanti alla sezione civile del Tribunale di Lussemburgo, per presunti comportamenti con cui l’ex presidente avrebbe generato un danno alla società. Difficile avere qualche dettaglio supplementare sulla vicenda. Di certo Quercus aveva rappresentato il grande ritorno nel mondo dei fondi infrastrutturali di Gamberale, che in passato ha guidato colossi come Sip, Autostrade, Tim e F2i. Tra l’altro, per capire le dimensioni dello scontro, nel Consiglio di amministrazione di Quercus siedono l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e l’ex amministratore delegato di Montedison, Giuseppe Garofano, entrambi vicinissimi all’Opus Dei. Ed entrambi uniti al resto della società in questa iniziativa contro Gamberale. E proprio dalla passata esperienza in Autostrade, che ha guidato dal 2000 al 2006, arriva l’altro grattacapo.
Gamberale infatti nei giorni scorsi è stato ascoltato dalla Procura della Repubblica di Genova come persona informata dei fatti nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi. “Sono pienamente sereno, non sono assolutamente preoccupato”, ha detto il manager nella circostanza. A quanto filtra, gli investigatori hanno voluto sapere da Gamberale qualche dettaglio sugli investimenti fatti in quel periodo da Autostrade per la manutenzione dell’infrastruttura e per le attività di controllo e monitoraggio. Argomenti che solo per il ruolo svolto, peraltro a stretto contatto con gli azionisti di riferimento Benetton, l’ex Ad non può che conoscere bene.
Da lui i magistrati si attendono rivelazioni utili a fare chiarezza su una tragedia che è costata la vita a 43 persone, seppure in anni successivi alla sua uscita dalla cabina di regia di Autostrade per l’Italia. Società che successivamente al crollo di Genova ha visto dimettersi il presidente Fabio Cerchiai e l’amministratore delegato Giovanni Castellucci. Dimissioni annunciate ma non ancora seguite dai passaggi di consegna, a dimostrazione che in alcune posizioni in un certo senso si resta anche dopo l’addio, se non per sempre.