Non c’è niente da fare, in questo periodo sembra proprio che i rapporti tra Tim e lo Stato italiano siano destinati a logorarsi giorno dopo giorno. E non è soltanto questione di banda larga. C’è un altro fatto, sfuggito ai più, che può essere altrettanto eloquente. L’altro ieri la Consip, la centrale acquisti del Tesoro già “stressata” dall’inchiesta sugli appalti che ha messo in crisi mezzo giglio magico, ha annunciato l’assegnazione di una maxicommessa da quasi 1 miliardo di euro (925 milioni). Si tratta della quinta edizione del bando per l’offerta di servizi di telefonia fissa a favore delle pubbliche amministrazioni. Una gara di non poco conto, visto che prevede la fornitura di un massimale di 600mila linee equivalenti. Ebbene, agli osservatori più attenti non è sfuggito che dall’esito dell’appalto è stata completamente tagliata fuori Tim, l’ex Telecom Italia oggi guidata dall’Ad Flavio Cattaneo.
Il dettaglio – La magna pars della commessa, infatti, è stata aggiudicata a Fastweb, che ha vinto una convenzione per fornire un massimale di 400mila linee. Dopodiché la gara, introducendo una novità procedurale, ha anche previsto l’assegnazione di un accordo quadro ad altri operatori, non classificatisi primi nella graduatoria delle offerte per la convenzione, il cui numero è rapportato a quello delle offerte ricevute. Dettagli tecnici, dalla cui applicazione risulta però che il suddetto accordo quadro è stato assegnato alla stessa Fastweb, a un raggruppamento temporaneo tra Wind Tre e Tiscali e a un altro raggruppamento con Vodafone e Bt Italia. Insomma, comunque la si legga viene fuori che la torta è stata spartita tra i principali operatori tlc con la vistosa eccezione di Tim. E questo non può non balzare all’occhio, soprattutto se si considera che la precedente edizione del bando sulla telefonia fissa, aggiudicato nel 2011 per un valore massimo allora di 1,2 miliardi di euro, ha visto vincere proprio Telecom (al 75% della disponibilità massima di fornitura) e ancora Fastweb (al 25%).
Il dato finale – Naturalmente l’esito dell’altro ieri spinge a chiedersi se per caso Tim non abbia partecipato alla procedura, magari sulla scorta del rifiuto polemico di non concorrere ai bandi Infratel per la fornitura di banda larga nella zone cosiddette a fallimento di mercato. Partita, quest’ultima, in cui Tim è da tempo ai ferri corti con Enel Open Fiber e con il Governo. Oppure se la società di Cattaneo abbia partecipato e perso davanti alle offerte dei concorrenti. Naturalmente ieri La Notizia ha posto queste domande a Tim, che ha confermato la partecipazione alla gara senza aggiungere ulteriori dettagli. La coda, quindi, non parrebbe polemica, come invece è successo per i lotti Infratel relativi alla banda larga. Un fatto è certo: in questo momento il grande terreno degli appalti di Stato sembra separare sempre di più Tim dalla pubblica amministrazione. Segno di un rapporto particolarmente complicato.
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