Sotto l’ombrellone, come spesso accade, l’operazione è passata del tutto inosservata. Eppure la questione è grossa. Capita che in questi accaldati giorni di agosto due colossi come Telecom (ora Tim) e Almaviva arrivino a “scalzare” una società del gruppo Finmeccanica da una fetta cospicua del business dei rifiuti. Al centro della scena c’è il Sistri, il Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti stessi che sin dal suo primo vagito, nell’ormai lontano 2009, ha fatto acqua da tutte le parti. Con danni enormi, vista l’importanza di un sistema che dovrebbe prevenire illeciti e ruberie varie nello smaltimento. La notizia di cui quasi nessuno si è accorto è che un raggruppamento formato da Telecom e Almaviva, con dentro anche la società Agriconsulting, è diventato concessionario della gestione del Sistri per i prossimi 60 mesi. Il tutto in base a un contratto che può avere un valore massimo di 260 milioni di euro.
IL PASSAGGIO – La concessione è stata ufficializzata qualche giorno fa dalla Consip, la società del Tesoro che ha gestito la procedura di gara per il ministero dell’ambiente guidato da Gianluca Galletti. Questa maxicommessa, dopo i fallimenti inanellati dalla prima versione del Sistema, dovrebbe lanciare definitivamente il “nuovo Sistri”. Ancor prima di partire, però, il meccanismo è già accompagnato da un vespaio di polemiche. A inizio giugno, quando la procedura di gara era in dirittura, la Corte dei conti ha sfornato una delibera che non fa proprio dormire sonni tranquilli. Pur riconoscendo l’importanza di un sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali (in sostanza quelli prodotti da industrie e aziende), la Corte aveva già invitato il ministero dell’ambiente a “verificare la congruità dei criteri economici e dei termini in base ai quali è determinato il valore della concessione per la gestione del sistema”. Insomma, già a giugno i giudici contabili avevano acceso un faro sui 260 milioni.
IL PREGRESSO – Del resto la strada del Sistri è lastricata di polemiche. Nel 2009 la messa a punto del sistema fu affidata alla Selex Service Management, una società del gruppo Finmeccanica. I contorni dell’operazione vennero “blindati” dall’allora Governo Berlusconi, che addirittura pose il segreto di Stato giustificandolo con l’utilizzo di una sofisticata tecnologia militare che avrebbe dovuto debellare gli operatori illegali della filiera di smaltimento dei rifiuti. Selex incassò profumati compensi, per un sistema che però non è mai riuscito a centrare i suoi obiettivi, complice anche una normativa schizofrenica a proposito delle imprese da coinvolgere nel meccanismo di tracciabilità. Come si vede la partita è immensa. Zitto zitto il Governo ha individuato in Telecom, oggi guidata da Flavio Cattaneo, e in Almaviva della famiglia Tripi, i nuovi responsabili della sviluppo di un sistema che finora ha generato solo opacità e contrasti a non finire.
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