Tel Aviv non respinge l’accordo per un cessate il fuoco proposto dal presidente Usa Joe Biden. A riferirlo, stamane, Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu al Sunday Times: “è ciò che abbiamo concordato. Non è un buon accordo ma vogliamo con forza il rilascio degli ostaggi. Tutti”, ha dichiarato. Secondo Falk l’intervento del presidente Biden di venerdì scorso è stato “una decisione politica. Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti”.
Hamas disponibile a trattare v
Sabato Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas nel Libano, aveva detto che “la dichiarazione e l’appello del presidente Joe Biden a raggiungere un accordo sono positivi, ma un accordo non può essere raggiunto con semplici speranze. Abbiamo bisogno di testi chiari che realizzino ciò che vogliamo e ciò che abbiamo chiesto, e che Israele li accetti apertamente e francamente e non in modo evasivo”.
“Serve un accordo completo con un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la ricostruzione. La dichiarazione dei mediatori riflette un tentativo serio, ma dobbiamo conoscere la posizione israeliana”, aveva aggiunto.
Notte di proteste a Tel Aviv contro il governo di Netanyahu
Intanto quella passata è stata una notte di manifestazioni e proteste a Tel Aviv, dove decine di migliaia di persone hanno riempito il centro della città chiedendo al governo di portare avanti l’accordo per il rilascio degli ostaggi e per la destituzione del primo ministro Benjamin Netanyahu. È stata la manifestazione più imponente da quella seguita al massacro di Hamas del 7 ottobre: circa 120.000 persone cui si sono affiancate altre dimostrazioni in numerose località del Paese.
In Piazza della Democrazia, dopo la fine della manifestazione ufficiale, le persone hanno continuato a intonare slogan per il rilascio degli ostaggi. Alcuni attivisti hanno acceso un falò e i video pubblicati sui social media mostrano scaramucce con la polizia.
Secondo Haaretz, due manifestanti sono stati arrestati e la polizia ha utilizzato un cannone sonoro per disperdere i manifestanti. Il sito di notizie Ynet ha riferito che 14 agenti di polizia, tra cui il vice comandante del dipartimento di polizia di Tel Aviv, sono rimasti feriti durante gli scontri con i manifestanti. Le proteste all’incrocio tra Begin e Kaplan Street, soprannominata Piazza della Democrazia, si sono svolte ogni sabato sera da quando è iniziato il movimento contrario alla riforma della giustizia propugnato dal governo ultraconservatore, fatta eccezione per una pausa di alcuni mesi in seguito all’assalto del 7 ottobre.
Il primo oratore alla manifestazione è stato Shaul Meridor, ex capo del dipartimento di bilancio del ministero delle Finanze, divenuto noto all’opinione pubblica nel 2020 per essersi dimesso in segno di protesta contro la condotta di bilancio dell’allora ministro delle Finanze Israel Katz. “A un passo da una vittoria che non arrivera’ mai, siamo circondati da nemici, il mondo intero e’ contro di noi”, ha detto Meridor, riferendosi alle ripetute affermazioni di Netanyahu durante la guerra secondo cui Israele è vicino al raggiungimento dei suoi obiettivi.
L’esercito israeliano continua le operazioni nella Striscia
Ma, mentre la diplomazia tratta, l’esercito israeliano (Idf) continua quelle che definisce operazioni “mirate sulla base di informazioni di intelligence” nell’area di Rafah, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nel corso delle azioni “sono state localizzate dai soldati importanti quantitativi di armi e sono stati uccisi terroristi armati”. Le operazioni continuano anche nella parte centrale della Striscia dove nelle ultime 24 ore “sono stati colpiti terroristi che costituivano una minaccia per i soldati, così come una cellula che operava da una struttura militare”. Durante il giorno trascorso – ha aggiunto il portavoce – sono stati colpiti in raid sulla Striscia oltre 30 obiettivi, inclusi “strutture militari e depositi di armi”.