Il numero delle licenze dei taxi non basta, soprattutto nelle grandi città. E così l’Antitrust torna a bacchettare i comuni, soprattutto per le criticità riscontrate a Milano, Napoli e Roma sia per il numero di licenze che per la flessibilità dei turni.
I comuni – spiega l’Antitrust – devono fornire un monitoraggio stabile sull’offerta e un adeguato livello del servizio taxi per il trasporto di soggetti portatori di handicap. Segnalate carenze anche a Palermo, mentre non sono emerse criticità a Bologna, Genova e Torino.
L’Antitrust bacchetta i comuni sui taxi
Per l’autorità è necessario adeguare il numero delle licenze con un aumento che vada oltre il 20% fissato in via straordinaria nel decreto Asset. Già ad agosto l’Antitrust aveva inviato una prima richiesta di informazioni ai comuni di Milano, Napoli e Roma e alle principali cooperative per la prenotazione dei taxi. Ora che sono terminate le analisi su queste informazioni, l’autorità ha inviato una segnalazione ai tre comuni evidenziando l’insufficienza delle licenze, l’inerzia dei comuni nel richiedere alle cooperative le informazioni per verificare l’adeguatezza del servizio e la rigidità nei turni.
Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, questa richiesta dell’Antitrust certifica il “fallimento annunciato del dl Asset”, confermando che “il limite del 20% delle licenze introdotto dal nuovo provvedimento del governo impedisce di risolvere il problema dei taxi insufficienti”. Per Dona siamo di fronte a “un netto peggioramento rispetto alla normativa precedente che non poneva alcun tetto all’incremento delle licenze. Se a questo si aggiunge che pure quel 20% è rimasto solo sulla carta, ecco che il flop diventa totale”.