Quattro mozioni a favore della Tav Torino-Lione e due contrarie. La partita che si gioca oggi nell’Aula del Senato è questa. Intanto però l’Alta velocità va avanti. Telt, la società che sta realizzando la tratta transfrontaliera, ha comunicato che ad oggi è stato scavato oltre il 18% dei 164 km che comporranno le gallerie previste per la tratta internazionale dell’opera. Si tratta dei due tunnel paralleli dove passeranno i treni, di 204 by-pass di sicurezza tra le due canne, e delle 4 discenderie, che oggi fungono da punto di accesso ai cantieri, e che diventeranno a lavori ultimati condotte di areazione, oltre che vie di fuga.
Solo una di queste discenderie, lunga 7 chilometri con imbocco a Chiomonte, si trova in Italia ed è stata completata da tempo (come le tre oltre confine) e rappresenta anche l’unico cantiere dove nessuno è al lavoro. In Francia si suona infatti tutt’altra musica, con mille persone al lavoro, impegnate nello scavo degli ultimi 800 metri dei 9 km del tunnel di base nel cantiere di Saint-Martin-La-Porte. Sempre Oltralpe è partito il cantiere della stazione temporanea di Saint-Jean-de-Maurienne, oltre a molte altre opere connesse.
Evidenze molto chiare di cui si è reso conto anche il premier Giuseppe Conte, quando il 23 luglio ha detto che la Torino-Lione costava più non farla, che ultimarla. Oggi a Palazzo Madama l’aria però sarà diversa. Il M5S con 106 senatori su 319, più di 4 di Leu, voteranno contro il Tav, come ha annunciato Luigi Di Maio ribadendo che a decidere sarà il Parlamento. La mozione grillina è stata presentata da Stefano Patuanelli, ha raccolto 68 firme e chiede la cessazione dell’opera e una diversa allocazione delle risorse, cosa non possibile almeno per quanto riguarda i fondi europei, che tornerebbero a Bruxelles.
Loredana De Petris di Leu, sostenuta da altri 7 parlamentari, chiede oltre allo stop di trasferire le risorse sul trasporto ferroviario regionale, sulle tratte dei pendolari e sul trasporto pubblico locale. A favore invece ci sono le mozione del Pd, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e di +Europa. Non ha presentato mozioni, né in un senso né nell’altro la Lega, che però non voterà con gli alleati di Governo, che con 110 voti massimi, contando quelli di Leu, si ritroveranno minoranza. Hanno invece i numeri per passare le quattro mozioni presentate dai partiti di minoranza.
La partita è, dunque, tutta politica, l’esito delle votazioni non avrà infatti alcun esito concreto sull’erogazione dei fondi per concludere la Torino-Lione, che in larga parte arrivano dall’Unione Europea. Fino ad oggi, sono stati impegnati per l’opera circa 2,5 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi di euro già spesi per studi e progetti, finanziati al 50% dall’Unione Europea, al 25% dall’Italia e al 25% dalla Francia. Attualmente sono attivi contratti per circa 1,3 miliardi di euro. A questa prima tranche di fondi, si aggiungeranno poi quelli delle due tratte nazionali, da Saint-Jean-de-Maurienne a Lione, e da Chiomonte a Torino.
Ma serviranno ancora almeno tre anni perché il Governo debba esprimersi per reperire il 50% dei fondi necessari, il resto arriverà nuovamente dall’Europa. Saremo però probabilmente già nella prossima legislatura, e gli assetti del Parlamento potrebbero essere mutati, e dare un esito radicalmente differente, in un senso o nell’altro.
Il voto di oggi è anche un importante test di tenuta per il governo gialloverde. Il leader della Lega, Matteo Salvini, proprio sul Tav, ha minacciato più volte la crisi: “Se ci fosse un no all’Alta Velocità – ha detto il vicepremier – ci sarebbe un grosso problema. Se si vota contro un’altra opera importante per l’Italia, come la Tav, è un atto di sfiducia non a Salvini, non alla Lega ma al Paese. Sia gli italiani che i piemontesi hanno detto che vogliono più treni, vogliono viaggiare in modo più sicuro e veloce, spendendo meno. Chi va in Parlamento votando il contrario – ha concluso – vota contro il Governo evidentemente”.