Tassa sugli extraprofitti, il governo ci riprova: non solo banche, il prelievo anche su assicurazioni ed energetici

Il governo ci riprova e pensa di nuovo alla tassa sugli extraprofitti: non solo delle banche, ma anche di assicurazioni e aziende energetiche.

Tassa sugli extraprofitti, il governo ci riprova: non solo banche, il prelievo anche su assicurazioni ed energetici

Un anno fa ha lasciato, ora il governo prova a raddoppiare. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è pronta a riprovarci e a rilanciare una tassa sugli extraprofitti. Stavolta non solo delle banche, ma anche delle assicurazioni, delle compagnie energetiche e del comparto del lusso. L’importante è non chiamarla tassa sugli extraprofitti, ma contributo di solidarietà.

Cambiare il nome per mascherare una nuova tassa e per arginare le proteste che sicuramente ci saranno. Un nuovo tentativo che arriva esattamente a un anno di distanza dal precedente, quando la tassa sugli extraprofitti degli istituti bancari è stata prima introdotta a sorpresa e poi di fatto rimangiata. 

Il governo ci riprova: si parla di nuovo di tassa sugli extraprofitti

Per ora non c’è nulla di definito: non esistono bozze e non sono state definite le eventuali modalità dell’intervento. Anche se in Borsa i titoli delle banche sono già crollati ieri. Stavolta, sembra certo, non si può arrivare ad annunciare la tassa sugli extraprofitti direttamente in Consiglio dei ministri, come fatto un anno fa il 7 agosto.

In quel caso, dopo le proteste degli istituti, della Bce e anche quelle interne alla maggioranza di Forza Italia, l’impianto della misura è crollato in pochi giorni. La situazione interna alle forze di governo non sembra cambiata in un anno e resta contrario, anche oggi, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Dall’altra parte, però, c’è chi invece vorrebbe intervenire subito, magari nell’ultimo Cdm prima della pausa estiva. Guarda caso, anche quest’anno proprio il 7 agosto. Difficile, però, che si ripeta lo stesso errore dopo un anno: sembra più probabile che slitti tutto a settembre. Anche perché definire la forma di questo intervento non è per nulla facile. 

Secondo quanto riporta la Repubblica, in realtà la discussione a Palazzo Chigi sul tema è già partita durante una riunione sulla prossima manovra. Si è deciso poco, soltanto di affidare il lavoro ai tecnici del Dipartimento delle Finanze, guidato dal meloniano Maurizio Leo, viceministro dell’Economia. Ma i tempi sembrano più lunghi del previsto. Ci sarà da aspettare. E capire se stavolta il governo riuscirà ad andare fino in fondo.