Solamente due mesi fa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’aveva esclusa: “Non abbiamo in cantiere nessuna tassazione sugli extraprofitti”, diceva rassicurando le banche. E invece, inattesa da tutti, è arrivata la decisione del governo di introdurre un prelievo sugli extraprofitti degli istituti.
Una mossa a sorpresa, non annunciata, e che ha inevitabilmente causato smottamenti in Borsa. I titoli delle principali banche italiane sono crollati: cede il 10,9% Bper Banca, il 10,8% Monte Paschi Siena, il 9,08% Banco Bpm, l’8,67% Intesa Sanpaolo e il 5,94% Unicredit. Milano è maglia nera in Europa (-2,12%) e le banche hanno bruciato oltre 9 miliardi di capitalizzazione in una sola seduta.
L’improvvisazione del governo sulla tassa sugli extraprofitti delle banche
La mossa del governo è stata apprezzata dai sindacati, che chiedono anche di allargarla ad altri settori. Il principio sembra trovare larga condivisione. Soprattutto di fronte ad alcuni numeri: l’aumento dei tassi d’interesse, solamente nel primo semestre di quest’anno, ha fruttato ai cinque più grandi istituti italiani ben 40 miliardi di euro di margine di interesse. E in tutto il 2022 la crescita era già stata del 18,5%.
Il problema, però, non è tanto nel merito quanto nel metodo. Una decisione del genere, senza alcuna discussione o accordo con gli istituti e senza alcun annuncio, non poteva passare inosservata a Piazza Affari. Il crollo dei titoli delle banche era scontato, eppure il governo sembra non averlo messo in conto.
Non a caso anche nella maggioranza vengono sollevati dubbi, con il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Paolo Barelli, che insinua dubbi sull’operato dell’esecutivo parlando di un provvedimento che “il governo avrebbe dovuto valutare meglio”. Tanto da annunciare la possibilità di emendamenti in Parlamento per modificare il testo, partendo dal presupposto che sul tema ci sono “opinioni controverse”.
Le opposizioni divise
La tassa sugli extraprofitti delle banche non può non piacere al Movimento 5 Stelle, che l’ha più volte proposta. Ma, come spiega il deputato pentastellato Leonardo Donno, “il governo Meloni si è svegliato in ritardo” di fronte a “un’emergenza” denunciata da mesi “che riguarda milioni di cittadini e imprenditori sul caro-mutui”.
Tassare gli extraprofitti dei settori che “stanno macinando soldi in quantità” è una misura “da Paese civile”, per Donno. Che però sottolinea: “Di fronte alle nostre proposte concrete il governo non ha mai dato risposte fino a svegliarsi all’improvviso. Ben vengano soluzioni che vadano in una direzione utile ma le tempistiche devono essere considerate, la dimostrazione sono i contraccolpi in Borsa di ieri, che hanno senza dubbio dato il là a fenomeni speculativi”. “Meglio tardi che mai”, in ogni caso.
Ora Donno si augura che “la smettano di ergersi falsamente a paladini difensori dei cittadini e si mettano a lavorare sul serio, perché di tempo ne è trascorso fin troppo”. Ma tra le opposizioni non tutti la pensano allo stesso modo: per il leader di Azione, Carlo Calenda, la tassa sugli extraprofitti è legittima “solo in caso di eventi straordinari”, mentre ora “si stabilisce un precedente molto pericoloso” e viene sollevato il dubbio che possa essere incompatibile con il diritto europeo.
Per il vicesegretario di +Europa, Piercamillo Falasca, a pagare “saranno i piccoli risparmiatori”, oltre a piccole e medie imprese, come dimostrano le reazioni dei mercati. E per il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, si crea un precedente “pessimo”: “Se si tassano le banche quando fanno extraprofitti, allora dobbiamo sussidiarle quando fanno extraperdite”. Il prelievo dagli istituti bancari, insomma, spacca tanto la maggioranza quanto l’opposizione.