Tassa di guerra: cos’è, quando potrebbe entrare in vigore la misura e a chi sarà rivolta? Tutte le ipotesi poste all’attenzione del Governo.
Tassa di guerra: cos’è e quando sarebbe da pagare?
Con l’aumento generale dei prezzi di molte materie prime come i carburanti e alcuni beni alimentari, l’economia sta affrontando una fase particolarmente critica. All’inflazione, infatti, si sono aggiunti anche i problemi di natura economica generati dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.
In un simile contesto, tra l’ipotesi di varare un’economia di guerra e le proposte di incrementare la produzione di energia e gas all’interno del Paese, si inserisce anche la cosiddetta tassa di guerra o patrimoniale di guerra.
La tassa di guerra o patrimoniale di guerra potrebbe essere introdotta in Italia per far fronte alle conseguenze economichecausate dalla situazione geopolitica attualmente esistente tra Russia e Ucraina. La misura, non ancora accreditata, è stata suggerita dall’ex premier Giuseppe Conte. L’attuale presidente del Movimento 5 Stelle, infatti, avrebbe formulato l’idea di promuovere una sorta di “contributo di solidarietà” da far pagare ad alcuni settori specifici che hanno accumulato maggiori profitti negli ultimi anni.
Chi dovrebbe pagare il contributo? Tutte le ipotesi sulla misura
Nella prospettiva della tassa di guerra, l’attenzione è rivolta principalmente al settore dell’energia a causa dei sostanziali rincari dei carburanti e l’aumento dei costi in bolletta luce e gas. I rincari, infatti, stanno gravando in modo sempre più pressante sulle famiglie italiane.
Per aiutare i cittadini a far fronte alla pressione economica del caro bollette e del caro carburante, quindi, la patrimoniale di guerra potrebbe essere una valida opzione per prelevare contributi direttamente dai settori che stanno accumulando maggiore fatturato sfruttando i rincari.
Qualora una misura analoga dovesse essere adottata, verrebbero colpite le attività che operano nel campo delle assicurazioni o le aziende che distribuiscono energia e hanno cumulato importanti profitti negli anni passati.
In particolare, si ipotizza un prelievo forzoso dell’1% dai conti correnti di tutti gli italiani che risultano essere in possesso di un patrimonio superiore agli 1,2 milioni di euro.