Dopo una lunga battaglia, il Tar del Lazio ha dato ragione alla sindaca Virginia Raggi. Il tribunale amministrativo, con decreto cautelare, ha bocciato la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco Comune di Albano, Albano Massimiliano Borelli, contro la riapertura della discarica nel proprio territorio. Stando a quanto sostengono i giudici amministrativi, l’interesse pubblico prevalente è quello che ha portato all’emanazione dell’ordinanza della Città Metropolitana di Roma e quindi l’impianto deve ripartire. Riapertura che dovrà attendere ancora qualche giorno perché, nonostante quanto deciso dalla prima cittadina, questioni burocratiche ne bloccano l’iter.
LA RIAPERTURA. “Sapevamo che la sospensiva sarebbe stata difficile da ottenere. Ha prevalso la pulizia di Roma sulla salute dei nostri concittadini. Speravamo che il principio costituzionale della salvaguardia della salute prevalesse su tutto ma così non è stato” ha commentato deluso il sindaco di Albano. Lo stesso primo cittadino ha poi puntualizzato le ragioni per le quali, al momento, l’impianto non può riaprire: “Il sito non è a posto con gli atti amministrativi, perchè mancano le garanzie finanziarie, e continuano anche a mancare le necessarie relazioni aggiornate dell’Arpa e della nostra Asl. Vedremo nelle prossime ore come evolve la situazione, di certo non ci diamo per vinti, abbiamo solo perso il primo set. Abbiamo al nostro fianco le comunità che in questi giorni si sono fatte sentire, attraverso i sindaci, i rappresentanti istituzionali, le associazioni, e oggi è ancora più importante scendere in piazza a protestare in maniera democratica e civile, oltre le appartenenze e gli schieramenti politici”.
LA GRANDE URGENZA. Già nei giorni scorsi la sindaca Raggi aveva spiegato che, contrariamente alla narrazione quotidiana che arriva dalla Regione Lazio, il lavoro fatto dall’Amministrazione grillina in materia di rifiuti è stato tanto e fatto letteralmente contro tutti. “Lo dico a voce alta perché è giusto che i romani sappiano cosa stiamo affrontando da cinque anni per loro” ha spiegato la Raggi nei giorni scorsi sostenendo che “finalmente stiamo assumendo personale nuovo nella società che raccoglie i rifiuti, abbiamo acquistato nuovi camion, stiamo sostituendo tutti i 41mila cassonetti, avviato la costruzione di due nuovi impianti di compostaggio. Ma per farlo abbiamo dovuto rimettere in ordine i conti della società, l’Ama: siamo andati indietro fino al 2003 ed abbiamo trovato ruberie per 250 milioni di euro. Soldi sottratti ai cittadini”. “Noi abbiamo un piano di investimenti – va avanti la Raggi -, già iniziato, per 340 milioni con la realizzazione di nuovi impianti di selezione, 300 nuovi mezzi per la raccolta, 88 nuove spazzatrici, nuovi centri di raccolta. Se ci fermano, sono certa che questi investimenti faranno una brutta fine e non aiuteranno Roma. In questi anni la Regione Lazio non ci ha dato una mano. Vi do un solo dato per farvi capire come ‘funziona’ qui nel Lazio: mentre arrestano imprenditori e dirigenti legati ai rifiuti, nella nostra regione abbiamo attive una discarica ed un inceneritore per gli scarti che dovrebbero servire tutte le province laziali. In Lombardia, allo stesso tempo, sono in attività 13 inceneritori e 21 discariche, delle quali nessuna a Milano”.
“Ognuno di noi si impegni con la differenziata – conclude la sindaca Raggi nel suo post – e non creda alle baggianate che vengono raccontate. La verità è che sui rifiuti c’è chi ci fa i soldi facili. E vuole continuare a farne. Io non mollo. Vado avanti e lotto a mani nude per difendere la mia città. Ps: raccolgo il ‘grido d’allarme’ della Commissione Antimafia: con l’approssimarsi delle elezioni amministrative, si deve impedire ai clan di condizionare il processo politico e democratico. Ed è necessario ricordare come i Di Silvio di Latina, attraverso i Casamonica hanno radici anche nella Capitale ed è necessario vigilare su tutti i fronti”.