Mancano quattro mesi o poco più alla fine della legislatura. Ormai secondo molti resta da giocare soltanto la partita della Legge di Stabilità, dopodiché partiti e movimenti saranno tutti presi dalla corsa elettorale per cui i tanti provvedimenti rimasti in stand-by potranno dire addio ad una loro approvazione in questi ultimi scampoli di legislatura. Les jeux sont faits, dunque. Ma non per consulenti e collaboratori. Qui il capitolo resta aperto. Esattamente come lo sono le porte di Palazzo Chigi. A scorrere l’ultimo aggiornamento del personale e dei dirigenti pubblicato in questi giorni dal Governo, infatti, ecco che ci si accorge di come il numero di consulenti sia cresciuto. Per dire: i collaboratori che lavorano fianco a fianco di Paolo Gentiloni sono aumentati di tre unità, passando dai 12 che si contavano nell’aggiornamento precedente (maggio) agli attuali 15. I nomi, come spesso accade, non sono casuali. E così, accanto all’incarico di “esperto-consiglirere per le politiche industriali” affidato a titolo gratuito all’ex amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, è curiosa la nomina di Andrea Lezzi ad “assistente del capo dell’ufficio”. Cosa faceva Lezzi prima di approdare a Palazzo Chigi? Ce lo dice il suo profilo Linkedin: “produzione contenuti web e articoli presso Basta un Sì”. La campagna referendaria del Pd. C’è da sorprendersi? No, considerando che tra i tanti che hanno lavorato nel comitato Basta un Sì troviamo anche Rudy Francesco Calvo, oggi capo ufficio stampa della ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, con una retribuzione, tra le varie indennità, di 80mila euro.
Ovviamente, però, ministri senza portafoglio e sottosegretari non sono da meno al premier. E così, ad esempio, il sottosegretario alle Politiche europee, Sandro Gozi, conta oggi cinque collaboratori in più rispetto al precedente aggiornamento di maggio (da 12 a 17). Ad accrescere il numero di suoi consulenti, poi, anche la sottosegretaria per i rapporti col Parlamento, Sesa Amici: nell’ultimo aggiornamento spunta il nome di Caterina Conti che oggi svolge “attività di supporto”. Bene, il nome della Conti è tra i venti millenials che Matteo Renzi ha scelto per la direzione del Pd. Ma d’altronde anche qui non è l’unico caso: stessa sorte è capitata anche ad un altro millenial, Davide Ragone, che oggi lavora nel dipartimento di Maria Elena Boschi. Alla faccia di chi diceva che quella dei giovani in direzione fosse solo una mossa “strategica” di Renzi.
Esercito aureo – Infine il capitolo dirigenti. Anche qui l’ultimo aggiornamento regala sorprese. Sono i numeri a disegnare il quadro: appena insediato l’esecutivo diretto da Gentiloni, Palazzo Chigi contava 236 dirigenti; l’ultimo aggiornamento ne conta 259, con un “saldo” attivo di 23 unità. E qui non parliamo di stipendi di poco conto considerando che, nella maggior parte dei casi tra parte fissa, retribuzione di posizione e di risultato, i compensi sfiorano (e a volta superano) i 100mila euro cadauno.
Tw: @CarmineGazzanni