di Roberto Mancini
Ergastolo con tutte le aggravanti. Il procuratore genarale d’Appello, Romolo Como, ha confermato l’impianto accusatorio per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado alla massima pena per l’omicidio della moglie, Melania Rea, uccisa il 18 aprile del 2011. Va corretta l’impostazione delle motivazioni – ha affermato Como alla fine della requisitoria – e la parte del movente, ma non è che l’eventuale difetto comporti qualcosa sulla sentenza. A fianco dell’ex caporalmaggiore dell’esercito italiano i suoi avvocati Walter Biscotti, Nicodemo Gentile e Federica Benguardato. Proprio alla Benguardato Parolisi ha riferito di voler chiarire davanti ai giudici la sua posizione. Il caporalmaggiore rompe il silenzio e parla per la seconda volta dopo l’unica precedente occasione davanti al tribunale del riesame de L’Aquila. La difesa ha ribadito che punta a ribaltare la condanna di primo grado all’ergastolo appellandosi a una serie di elementi che, dal loro punto di vista, sono stati interpretati male dall’impianto accusatorio e dalle motivazione del giudice Marina Tommolini. A partire dall’impronta parziale sporca di sangue trovata a pochi metri dal cadavere di Melania e che il giudice Tommolini sostiene essere l’impronta di una mano insanguinata. Per la difesa questo non solo non è possibile ma potrebbe trattarsi dell’impronta o dell’assassino o di altro personaggio che andrebbe identificato. Non coincidono neanche i tempi dell’ora della morte di Melania con la ricostruzione di Marina Tommolini che accetta la versione di Parolisi quando afferma di essere stato prima a Colle San Marco con la moglie. In questo caso, per i legali della difesa, i tempi sarebbero troppo stretti per consentire al caporalmaggiore di uccidere la moglie tra le 2.40 e le 3 nel bosco di Ripe di Civitella. Saranno inserite nuove perizie, possibilità che viene data anche alla Procura e alla parte civile. L’accoglimento viene considerato un fatto eccezionale, perché si tratta di un processo «chiuso», essendosi svolto in primo grado con rito abbreviato. Comunque, sarà la Corte a riunirsi in camera di consiglio a decidere. Se le istanze della difesa, dovessero essere respinte, si andrebbe avanti velocemente, con la sentenza che potrebbe arrivare già nell’udienza di lunedì prossimo. In quel caso, ci sarebbero le repliche di Procura generale, parte civile e difesa. Ieri era presente in aula anche il fratello della vittima, Michele Rea.”Vogliamo la verità – ha ribadito più volte – la giustizia. In primo grado tutto questo è arrivato, ma non perché cercassimo un colpevole qualunque, volevamo il colpevole ed è stato trovato in Salvatore Parolisi. Tutto – ha continuato Rea – porta a lui. Il fratello di Melania ha commentato anche l’innocenza che Parolisi ribadisce sin dall’inizio delle indagini. “Non ho mai visto nessun assassino che dica sono stato io, lui si sta difendendo e penso che lo farà sempre. Siamo convinti della sua colpevolezza”.
La partita processuale sulle aggravanti è molto importante – ha detto – il legale della famiglia di Melania Rea, Mauro Gionni, al termine della prima parte dell’ udienza. Se non vengono confermate le aggravanti non si può applicare la sentenza all’ergastolo. Gionni, poi, ha parlato in riferimento alle istanze di approfondimento delle indagini presentate dai legali di Parolisi sottolineando che sono state già oggetto di discussione in primo grado e comunque le nuove prove non possono essere chieste dalle parti, dipende solo dalle decisioni dell’ufficio. Non esiste infatti un potere delle parti, può esserci solo una sollecitazione sulla rinnovazione delle prove. In relazione al nuovo faccia a faccia tra Parolisi e i familiari di sua moglie Melania Rea e sul possibile nuovo momento di tensione, l’avvocato ha spiegato di aver guardato i giudici essendo Parolisi coperto dai suoi legali e i familiari della sua assistita alle spalle. È chiaro – ha continuato – che ogni volta che c’è un incontro con Parolisi l’atmosfera e le sensazioni si aggiungono a cose che non scompaiono mai.