Passano i giorni ma non accennano a diminuire le proteste italiane per la decisione della Russia di Vladimir Putin di nazionalizzare, seppur temporaneamente, la Ariston Thermo Group. Una decisione definita “inaccettabile” dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo il quale “dobbiamo far capire alla Russia che danneggiare il lavoro italiano nel loro Paese è un danno a loro stessi, un danno che riduce ancora di più la loro credibilità nel mondo”.
Tajani protesta con Mosca per la nazionalizzazione
Proprio per questo lunedì è stato convocato Alexei Paramonov, ambasciatore russo in Italia, alla Farnesina. Un faccia a faccia in cui l’Italia ha spiegato che quanto deciso dal Cremlino “non trova fondamento nel diritto, tanto più considerando che esso è stato adottato nei confronti di un’impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha connessioni con l’attuale situazione di crisi internazionale”, chiedendo a Mosca di “riconsiderare il provvedimento preso”.
Peccato che l’amministrazione di Putin non voglia sentire ragioni, convinta che quanto accaduto sia una “risposta legittima” allo stop imposto dai governi alle attività produttive in Russia e alla confisca dei beni russi.
Ma non è tutto. Il Cremlino ha fatto sapere che questo è solo l’inizio e che al momento sono 21 le aziende nazionalizzate, con un numero che appare destinato a crescere enormemente visto che l’amministrazione Putin ha assicurato che a breve anche altri stabilimenti subiranno la stessa sorte.
L’Ue appoggia Tajani
“Questa azione da parte del regime russo non è che un’altra prova del fatto che Mosca disprezza il diritto internazionale. È un attore imprevedibile, ha creato un clima finanziario arbitrario e ostile. Quale tipo di credibilità la Russia può avere nel settore economico?”.
A dirlo è il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue, Peter Stano, che per questo aggiunge: “Invitiamo la Russia a revocare queste misure immediatamente. L’Ue sta monitorando la situazione per valutare quali passi intraprendere”.