di Stefano Sansonetti
Se non è bruciato poco ci manca. Complice l’affaire curriculum, amplificato ad arte dal New York Times, Giuseppe Conte ora rischia di non reggere alle pressioni che non lo vogliono presidente del consiglio di un Governo grillo-leghista. E non è tanto la questione del curriculum, che può anche far riflettere. Piuttosto è il modo in cui la vicenda è stata usata come strumento per attaccare una personalità evidentemente considerata troppo debole per rappresentare l’Italia nei grandi consessi internazionali. Ad ogni modo, vista la difesa che ieri Lega e 5 Stelle ne hanno fatto, è verosimile che il nome di Conte come possibile premier rimarrà ancora in bilico per qualche ora.
I passaggi – Indipendentemente da come andrà a finire, però, è interessante constatare il “Conte-pensiero” a proposito di molte questioni italiane. Perché in ogni caso potrebbe esprimere reali intenzioni di governo da parte dei Cinque Stelle. Durante il suo intervento in occasione della presentazione della squadra di governo pentastellata, tenutasi poco prima delle elezioni del 4 marzo, Conte aveva criticato pesantemente l’eccessivo numero di Autorità cosiddette indipendenti in Italia. “Ci vuole un riassetto delle Authority”, aveva detto, spiegando che “oggi in Italia sono decine con enormi sovrapposizioni di competenze”. Considerazione interessante, soprattutto se si considera che ci sono almeno due Autorità, Energia e Concorrenza, che sono in scadenza e che dovranno essere rinnovate dal nuovo governo giallo-verde. Altro passaggio nodale, nella stessa occasione, è stato dedicato dal candidato premier alla riforma delle scuola targata Matteo Renzi. “Quanto prima andrà rivista pressoché radicalmente”, ha precisato sul punto, “almeno per quanto riguarda la disciplina del personale”. E aveva concluso il ragionamento evocando un’azione di concerto con il futuro ministro dell’istruzione.
Il ragionamento – Nelle sue valutazioni, poi, hanno fatto capolino anche considerazioni sullo stato della magistratura amministrativa, settore che il super avvocato conosce alla perfezione avendo fatto parte del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Qui, in altre uscite pubbliche, Conte ha segnalato un grave sottodimensionamento degli organici dei Tar, valutato nel 32%, e del Consiglio di Stato, stimato nel 27%. Al punto da proporre una radicale riforma del sistema di reclutamento dei magistrati amministrativi che oggi dura fino a un anno e mezzo. Molto critico, infine, Conte è stato nei confronti della nomina governativa di parte dei consiglieri di Stato. “E’ un privilegio da tempi andati”, aveva spiegato nel 2017 in un convegno alla Camera, “e credo che se ne potrebbe fare a meno”. Insomma, si tratta di un pacchetto di idee di indubbio interesse. E se non ci sarà lui a palazzo Chigi, è verosimile che altri esponenti del Governo grillo-leghista vorranno portarle avanti. Certo che nelle ultime ore le cose si sono messe maluccio.