Il futuro dei vitalizi è nelle mani del Vaticano. Sarà infatti Giuseppe della Torre del Tempio di Sanguinetto, ex presidente del tribunale di papa Bergoglio, il relatore sui 771 ricorsi presentati alla commissione contenziosa del Senato. E può essere il suo voto, insieme a quello di Giovanni Ballarani, l’altro commissario targato Oltretevere, a dare il via a un conflitto tra Camera e Senato che potrebbe finire addirittura alla Corte Costituzionale.
SOCCORSO VATICANO. Della Torre, storico rettore della Lumsa e titolare di incarichi prestigiosi sotto il Cupolone (dall’ospedale Bambino Gesù all’Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria), è stato a capo del tribunale vaticano fino al 2019. Ballarani è invece docente di diritto privato alla Pontificia università lateranense, dove la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati si è laureata in diritto canonico. Entrambi, chiamati proprio dalla Casellati, hanno attraversato il Tevere col modesto ruolo di membri supplenti della contenziosa. Ma la vera mission è più alta: salvare una commissione impantanata nei conflitti di interesse e decimata da dimissioni e astensioni.
I primi ad andarsene sono stati Elvira Evangelista, vicepresidente M5S, e il suo supplente Francesco Castiello, poi hanno preso il largo i due membri esterni supplenti, gli avvocati Marianna De Cinque e Mario Santaroni. Il presidente forzista Giacomo Caliendo, in conflitto perché si troverebbe a decidere sul futuro della sua stessa pensione, ha chiesto di astenersi dal giudizio: invano. Ce l’hanno fatta invece i due membri esterni, l’avvocato Alessandro Mattoni e l’ex procuratore di Terni Cesare Martellino. Anche lui in conflitto poiché amico quarantennale di Nitto Palma, autore di un ricorso (poi ritirato) e capo di gabinetto della Casellati, a sua volta autrice delle nomine dei commissari, berlusconiana di ferro e in stretti rapporti personali con Palma, Caliendo e Maurizio Paniz, difensore di molti dei ricorrenti.
CAMERA CONTRO SENATO. Sarà il consiglio di giurisdizione della Camera (presidente Alberto Losacco, Pd) a decidere per primo sui vitalizi, probabilmente in settimana. I pronostici danno per scontata una conferma del taglio. Al Senato, invece, dopo l’arrivo di Ballarani e della Torre il fiato è sospeso. Se i ricorsi venissero accolti, gli ex parlamentari (sia deputati sia senatori) che hanno fatto la loro ultima legislatura a Palazzo Madama godrebbero dell’intero assegno, mentre quelli che hanno chiuso la carriera alla Camera lo incasserebbero decurtato. I profili di incostituzionalità sarebbero tali da giustificare un ricorso, da parte degli ex senatori la cui pensione è in carico alla Camera, agli organi di giustizia del Senato, rivendicando il pagamento integrale dei vitalizi per gli anni passati a Madama. E il presidente del secondo grado, Luigi Vitali, non avrebbe altra scelta che investire la Corte Costituzionale.
CONFLITTI DI CORTE. La Corte per la prima volta si troverebbe a mettere voce nelle questioni interne delle Camere. Ma pure lei sarebbe in possibile conflitto: due membri su quattordici, Giuliano Amato e Augusto Barbera, hanno infatti un passato come parlamentari, con cinque legislature alle spalle e vitalizi di conseguenza. Sarebbe un imbarazzo istituzionale senza precedenti. Ma ancora peggio andrebbe al Vaticano: una sentenza a favore dei vitalizi avrebbe un effetto devastante sull’immagine francescana della chiesa di Bergoglio. E all’ombra del Cupolone sono già in molti a preoccuparsi.