La guerra ai nababbi con i capelli grigi è appena iniziata. Sono ore cruciali per mettere a punto il disegno di legge che taglia le cosiddette pensioni d’oro. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, lo aveva annunciato in concomitanza con l’inizio dell’estate rischiando di mandare di traverso le vacanze ai paperoni in partenza grazie anche ad assegni di migliaia e migliaia di euro. “In alcuni casi anche oltre 20mila euro netti che da anni paga tutta la collettività a causa delle distorsioni del vecchio metodo retributivo”, aveva detto il capo politico del Movimento 5 Stelle creando un certo scompiglio tra gli habitué degli yachting club. Che sono in attesa di sapere se, come e in che tempi andrà in porto il progetto per fissare un tetto agli assegni più ricchi.
Marcature a uomo – Le marcature sono rigide all’interno dell’Esecutivo gialloverde. Non è un mistero che tra i maggiori esperti di previdenza della maggioranza le posizioni siano alquanto divaricate: da un lato l’uomo di fiducia di Di Maio, Pasquale Tridico, dall’altro Alberto Brambilla che molti nel Carroccio vorrebbero imporre al vertice dell’Inps se Tito Boeri dovesse gettare la spugna o essere accompagnato alla porta. Le distanze tra le posizioni sono riassunte in un intervento che Brambilla, a capo del Centro studi Itinerari previdenziali aveva pubblicato a febbraio a ridosso delle elezioni. Il tecnico aveva tuonato nello specifico contro le promesse elettorali dei candidati: “Una buona parte di questi pensionati d’oro, se gli venisse ricalcolata la pensione con il metodo contributivo, ci guadagnerebbe – altro che tagli – perché il retributivo già prevedeva decurtazioni nei coefficienti anche del 50%”, aveva detto a proposito dei vari annunci che promettevano di imporre un tetto ora a 3mila, ora a 5mila euro il mese, “senza precisare se lordi o netti”. Magari per finanziare l’aumento delle minime. Proprio il progetto di Di Maio che, nel segno dell’equità, ha messo nel mirino quelle da “4-5 mila euro per tutti quelli che – sostiene il ministro del Lavoro – non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto” con un risparmio di almeno un miliardo per finanziare le minime.
Scure in arrivo – Ma come? Con un ricalcolo basato su algoritmi, che consentirebbero di penalizzare la parte dell’assegno che non corrisponde al valore finanziario dei contributi pagati. Un pallino per il tandem Boeri-Tridico, la cui manina è stata d’altra parte determinante per affilare la scure calata sui vitalizi dei parlamentari che hanno minacciato fuoco e fiamme, ma tutto sommato, dato il clima, senza grande presa. L’introduzione di un taglio alle pensioni d’oro configurato come un’una tantum potrebbe essere certo più digeribile per la Consulta che nel recente passato si è già espressa in fatto di contributi straordinari imposti ai più fortunati in epoca di magra.
Occhio alla Consulta – D’altra parte il ricalcolo su un modello progressivo a cui pensa Di Maio pare una strada altrettanto praticabile da un punto di vista tecnico. La trattativa tra Lega e 5 Stelle in realtà riguarda i criteri che saranno determinanti per individuare l’entità della platea dei pensionati interessati. Sempre con un occhio alle sensibilità presenti alla Consulta.