Ci sono voluti giorni di polemiche ma alla fine la grana della riforma del Mes sembra risolta. Salvo colpi di scena dell’ultimo secondo, infatti, oggi dal parlamento arriverà il via libera al nuovo testo che rimette mano al Salva-Stati mentre, a dispetto di quanto vogliano far credere le opposizioni, non verrà affrontato il tema del suo utilizzo che per il Movimento 5 Stelle resta – e resterà – un tabù.
La svolta sulla revisione del Meccanismo europeo di stabilità, accolta con grande dispiacere dalla minoranza che ormai si era fatta la bocca all’idea che il governo potesse saltare, è arrivata in mattinata quando i senatori grillini hanno trovato una mediazione interna sul testo della risoluzione relativa alla riforma del Mes. A darne notizia (leggi l’articolo) è stata Barbara Lezzi, senatrice grillina da sempre contraria al testo e vicina ad Alessandro Di Battista, che ha messo fine alle polemiche spiegando di aver “trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta”.
“Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)” ha puntualizzato la pentastellata. La stessa ha spiegato anche che nel meeting sono stati superati “sterili distinguo, posizioni tese solo a provocare o azioni esterne di chi esalta Conte in pubblico ma mira ad affossarlo, ringrazio tutti i colleghi per questo impegno sentito e aperto di questi due giorni”, precisando che comunque non è ancora “tutto a posto” perché “il testo dovrà essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza”.
Dopo questa prima apertura con cui è stata ricomposta la fronda interna ai 5S, ha esultato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio secondo cui “era ciò che avevo fortemente auspicato e per cui ho lavorato insieme a tutti gli altri. Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani (oggi, ndr) sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità”. Con questa ritrovata compattezza e serenità, nel tardo pomeriggio si è tenuto un lungo vertice con gli alleati che ha portato a una bozza comune che dovrebbe mettere in cassaforte la votazione.
Una risoluzione con cui la maggioranza impegna il governo “a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea”.
LA DELUSIONE. Con la notizia dell’accordo interno alla maggioranza, sfumano anche i sogni di gloria delle opposizioni che evidentemente avevano pregustato una crisi di governo. Tra i più delusi c’è senza dubbio il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che si è lanciato in un “toto voto: pro governo 26 su 30 gruppo misto (con totiani pro governo…), 7 su 9 Autonomie, 35 Pd, 18 Renzi al netto dei soliti ricattucci = 86. Servono max 150 voti. Grillini abbracciati a poltrone non avranno più di 7/8 dissensi su 92. Totale 170. Purtroppo crollo rinviato”. Deluso anche il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, convinto che il governo non cadra perché: “il M5s, con tanti parlamentari, sosterrà il governo all’insegna del motto Franza o Spagna purché se magna…”.