Ha preso forma, con una versione definitiva, l’accordo a cui hanno lavorato negli ultimi giorni il Movimento cinque stelle e il Pd in vista della nascita del governo Conte 2, la cui lista di ministri è stata presentata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo la bozza di programma in 26 punti, pubblicata due gironi fa sul Blog delle Stelle, ieri in mattinata M5S, Dem e Leu si sono incontrati a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte per limare definitivamente il programma. Non a caso già mentre il presidente del Consiglio incaricato si dirigeva verso il Quirinale per sciogliere la riserva, è uscita una versione definitiva, alla quale si aggiungono altri tre punti. Il testo è intitolato “programma di Governo” e andrà a costituire la “politica generale del Governo della Repubblica per il prosieguo della XVIII legislatura”.
SALARIO MINIMO & C. I punti fondamentali sono quelli noti: ambiente, diritti, lavoro, giustizia. Con un ruolo centrale ricoperto dall’ambiente perché, come detto da Stefano Patuanelli intercettato da diversi cronisti fuori Montecitorio, “vogliamo che l’ambiente non sia solo un elemento da tutelare ma un fronte su cui investire per un futuro sostenibile”. Ed eccolo allora il Green New Deal lanciato dal Governo giallorosso “che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale”.
Ovviamente centrale sarà anche la prossima Manovra, per la quale si prevede “la neutralizzazione dell’aumento dell’IVA, le misure di sostegno alle famiglie e ai disabili, il perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa”. E poi, ancora, il lavoro, con il salario minimo elemento centrale e garantito dalla nomina al ministero del Lavoro di Nunzia Catalfo. Si prevede di puntare anche sul nostro sistema industriale tenendo conto di uno sviluppo sostenibile investendo sul made in Italy. Centrale, però, è anche il richiamo alla lotta alla mafia (un tema che durante l’esecutivo gialloverde era rimasto in secondo piano) e alla riforma della giustizia con l’obiettivo di accorciare i tempi della macchina giudiziaria.
GLI ALTRI PUNTI. Fondamentale, però, sottolineare il punto di svolta sul tema dei diritti. A partire dalla questione migratoria che resta prioritaria per il Governo, ma prevedendo una politica “forte” a livello europeo puntando concretamente a riformare il Trattato di Dublino. A riguardo, però, molto interessante che si punta anche a riformare il sistema fiscale, tutelando quelle categoria finora dimenticate come i riders (esplicitamente richiamati nel contratto di Governo). Spazio, poi, anche alla riforma della Rai (tema assente nella bozza di due giorni fa): “L’Italia ha bisogno di una seria legge sul conflitto di interessi e di una riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo.
Più in generale, il Governo porrà in essere politiche di promozione del pluralismo dell’informazione”. Ovviamente spazio centrale rivestono anche le riforme costituzionali, a cominciare da quella, arrivata al foto-finish, del taglio dei parlamentari. Al punto 9 del programma, infatti, si legge: “È necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale”. In particolare, occorre avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso in sede parlamentare, del sistema elettorale. Un giusto compromesso tra le richieste del Movimento cinque stelle e quelle del Pd. Ora non resta che cominciare.