“Ancora una volta è venuto meno il suo ruolo di garanzia. Io mi sarei dimesso per molto meno”. Non fa sconti a Marcello Foa, il consigliere del Cda Rai, Riccardo Laganà. Che invita il presidente di Viale Mazzini a rimettere l’incarico.
In Vigilanza si è aperto un vero e proprio processo al presidente Barachini per la lettera inviata a Foa e Salini, con richiesta di “riequilibrio informativo” e di “proporzionato diritto di replica” ai leader dell’opposizione dopo la conferenza stampa del premier Conte venerdì scorso. Riequilibrio che poi effettivamente c’è stato nei Tg del giorno dopo. Siamo di fronte all’ennesimo intervento a gamba tesa della politica sulla Rai?
“Un vero e proprio diktat, secondo me illegittimo, che ha immediatamente attecchito sulla parte politica più sensibile nell’ossequiarla. La riforma della Rai non può più attendere”.
Ricapitolando, la maggioranza (M5S, Pd, Iv e LeU) ha lamentato di non essere stata informata della lettera inviata da Barachini a Foa e Salini. Lei e la consigliera Borioni ancora ieri chiedevate copia della lettera, quindi, se ne deduce che almeno parte del Cda, non sia stato informato…
“Io e la consigliera Borioni ne eravamo all’oscuro: il Presidente del Consiglio di amministrazione non è organo monocratico, ha funzione di garanzia anche rispetto alla parità di informazione verso tutti i consiglieri. Ancora una volta è venuto meno il suo ruolo di garanzia. Io mi sarei dimesso per molto meno”.
Lei ha definito la vicenda “a dir poco opaca” con la conseguenza che il Cda è stato “gravemente spogliato ed esautorato” delle sue funzioni. Ci sono state delle mancanze da parte del presidente Foa e dell’Ad Salini?
“L’omessa informativa nei riguardi dei consiglieri è stata funzionale a escludere ogni dibattito consigliare su un tema peraltro sul quale il Cda deve esercitare le sua funzioni di vigilanza e controllo: l’equilibrio informativo e il pluralismo. Se il cda è considerato un male necessario ce lo dicessero chiaramente”.
In Vigilanza, i 5 Stelle hanno chiesto l’audizione anche dei direttori dei Tg Rai per verificare se da parte dei vertici di Viale Mazzini siano state esercitate pressioni su diloro per ospitare il “proporzionato diritto di replica” delle opposizioni al premier. Se fosse accertato che queste pressioni ci sono state davvero che conseguenze se ne dovrebbero trarre?
“La lettera di Barachini, di cui si è appreso il contenuto solo a giochi fatti, era una sollecitazione personale del Presidente – non sorretta peraltro da alcun richiamo normativo – e non della Commissione di Vigilanza. Ritengo che in nessuna ipotesi potesse legittimare la concessione di uno spazio di replica peraltro abnorme (oltre 3 minuti a testa) in assenza dei necessari approfondimenti. Ciò costituisce un abuso indipendentemente da eventuali pressioni ai direttori dei Tg. Il responsabile o i responsabili sono delegittimati”.
Per il vice presidente della Vigilanza, Di Nicola (5S), “Foa rivela una concezione dell’informazione piegata agli interessi politici”, “non è il presidente di garanzia di cui la Rai ha bisogno” ed “è arrivato il momento di voltare pagina”. Se non è un avviso di sfratto poco ci manca. È un quadro che fotografa la realtà della Rai?
“è da un po’ che lo penso e qualche volta l’ho anche manifestato in Cda. L’email truffa del finto Tria, nomine nemmeno comunicate in Cda come quella del Prix Italia, la singolare “lezione di giornalismo” alla giornalista del Tg1 rea di aver curato un servizio sulla situazione della sanità lombarda e le conseguenti inchieste giudiziarie, l’assenza di difesa per le inchieste di Report e indovina chi viene a cena, tanto per fare alcuni esempi”.