Paolo Gentiloni ha avuto qualche oretta di attenzione nella conferenza stampa di fine anno. Poi, nonostante il ruolo di presidente del Consiglio, è tornato nel cono d’ombra mediatico in cui si trova sin dall’insediamento a Palazzo Chigi. Il suo predecessore, Matteo Renzi, è sparito dai radar dopo l’assemblea nazionale del Partito democratico, in cui ha annunciato una “svolta zen”, provando a rimettere insieme i cocci della batosta referendaria. Così, in questo vuoto creato tra Governo e Pd, si è infilato Beppe Grillo, che prima ha ripreso in mano la guida del Movimento 5 Stelle cancellando con un post il direttorio; poi, nelle festività natalizie, ha cominciato a muoversi da unico vero leader sulla scena dettando l’agenda. La conferma è arrivata con il clamore suscitato dal post sui migranti: i pentastellati spingono sull’acceleratore delle espulsioni, indicando il grande tema delle prossime settimane (con annessi problemi per il Governo). E la manovra politica ha addirittura eclissato l’iperattivismo leghista, da Matteo Salvini a Roberto Calderoli, che sulla questione hanno sparato sul bersaglio grosso con parole roboanti. Ma il M5S li ha oscurati, messi all’angolo.
Palcoscenico mediatico – In pochi giorni l’ex comico ha quindi messo a segno una serie di colpi magistrali: ha rilanciato la sua battaglia contro i media, un tema molto caro agli elettori pentastellati, evitando anche la querele annunciata da Enrico Mentana. Nel frattempo ha ottenuto il via libera al nuovo codice etico sul comportamento da assumere in caso di avvisi di garanzia: in quel documento è stato esaltato un passo (sebbene piccolo) verso il garantismo, ma la realtà è che con quella mossa Grillo si è posto ancora di più sul piedistallo del Movimento facendosi sempre arbitro insindacabile del destino di amministratori e parlamentari. E chissà, forse un giorno pure di ministri e sottosegretari. Durante le festività, insomma, l’unico a non riposare è stato Grillo, che a colpi di post sul proprio blog è passato all’incasso della visibilità, diventando il perno della vita politica.
Briciole di legge elettorale – E gli altri partiti cosa fanno? Il Pd e Forza Italia battibeccano sulla legge elettorale,: i renziani propugnano il verbo del Mattarellum, mentre i berlusconiani – con qualche eccezione come il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – chiedono un ritorno al sistema proporzionale. In mezzo tutti i piccoli partiti sono preoccupati dalla sopravvivenza politica da garantirsi in futuro e puntano a una soluzione di comodo. Questioni politichesi che i cittadini stentano a capire. L’ennesimo perfetto assist a Grillo, che si è tirato fuori dalla contesa: il Movimento 5 Stelle attende la sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum per riprendere la parola sulla legge elettorale. E nel frattempo può continuare a dettare l’agenda, facendo leva sul premier invisibile e sul Rottamatore in ferie.