L’Aula della Camera ha dato il via libera al decreto Superbonus. I voti favorevoli sono stati 150, quelli contrari 109. Ora il provvedimento, che era già stato approvato dal Senato dopo uno scontro interno alla maggioranza, diventa legge.
Sul decreto si era accesa la polemica tra il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sul cosiddetto spalma-crediti, ovvero la misura che ha allungato le detrazioni a dieci anni. Contestata, in particolare, la retroattività della norma, che vale per tutte le spese del 2024, anche quelle già effettuate.
Tajani aveva accusato Giorgetti di aver deciso in solitaria, senza coinvolgere il governo. Le proteste di Forza Italia hanno fatto tremare la maggioranza in commissione al Senato, ma alla fine – anche grazie al voto di Italia Viva e all’uscita di un esponente delle Autonomie – il rischio è rientrato e la maggioranza ha approvato il decreto.
Le novità del decreto Superbonus
La principale novità riguarda le spese sostenute per il Superbonus, che dal primo gennaio vengono “rimborsate” al 70%: con il decreto potranno essere portate in detrazione in 10 anni invece che in quattro. In ballo ci sono detrazioni fruibili per quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025. Allungata a 10 anni anche la detraibilità per il Sismabonus e il bonus barriere. Inoltre le banche dal 2025 non potranno più compensare i crediti del Superbonus con debiti previdenziali, assistenziali e premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e la malattie professionali.
Un’altra stretta è stata introdotta per i bonus edilizi, in particolare per quelli riguardanti i lavori di ristrutturazione: dal 2028 al 2033 l’incentivo scenderà al 30%. Per quest’anno, invece, è confermato al 50% con un tetto di spesa fissato a 96mila euro. Dal 2025, però, l’aliquota scenderà al 36% con un tetto che dovrebbe scendere a 48mila euro.