Superbonus, la denuncia della Cgil: “Poche risorse del Pnrr al Sud, il governo usa il Piano come strumento di parte”

La denuncia della Cgil sul Pnrr: le risorse per il Superbonus al 110% non ripartite come previsto, al Sud solo il 26%.

Superbonus, la denuncia della Cgil: “Poche risorse del Pnrr al Sud, il governo usa il Piano come strumento di parte”

A pagare è sempre il Sud. Anche sul Pnrr, che doveva portare gran parte delle risorse (il 40%) proprio al Mezzogiorno. La Cgil denuncia elementi che definisce “preoccupanti” e su cui sono necessari chiarimenti in merito allo stanziamento delle risorse del piano destinate all’ecobonus. Il sindacato ha analizzato i dati del ministero dell’Ambiente, notando che “dei 13,726 miliardi utilizzati, meno di 3,617 (il 26%) sono stati spesi nelle otto regioni del Sud, ben al di sotto della soglia del 40% prevista”.

La denuncia della Cgil sul Pnrr al Sud

Non solo, perché inoltre “i metri quadri oggetto di intervento sono oltre 17,5 milioni, con una sperequazione dei costi evidente”. Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, va all’attacco dell’esecutivo sostenendo che questi dati confermano “l’idea del governo Meloni di utilizzare il Pnrr come uno strumento di parte e non come un’opportunità per l’intero Paese”.

Per Ferrari le risorse utilizzate per finanziare la detrazione del Superbonus al 110% “sono lo specchio di quanto sta avvenendo nell’attuazione del Piano”. Ciò che intende l’esponente della Cgil è che “risultano opachi, se non completamente oscuri, i criteri di scelta degli interventi finanziati, con particolare riferimento a quelli che sostituiscono le risorse nazionali (cosiddetti progetti in essere). Nessuna informazione viene fornita rispetto all’effettivo raggiungimento, per ogni intervento, dell’obiettivo del risparmio di energia primaria di almeno il 40%, a fronte anche di varie procedure di infrazione attivate dall’Ue in tema di qualità dell’aria”.

La quota del Mezzogiorno è poi “largamente inferiore” a quella prevista dal Pnrr, con un 26% che è molto lontano dal 40% che è necessario raggiungere. A questo si aggiunge la differenza dei costi medi per metro quadro, divari che “appaiono in molti casi inspiegabili e potrebbero essere oggetto di severi controlli ex post”. Inoltre, viene spiegato ancora dalla Cgil, “viene del tutto ignorato il tema della salute e della sicurezza dei lavoratori delle imprese che hanno effettuato gli interventi di efficientamento energetico, sul quale non risulta alcuna verifica”. Così le scelte del governo, conclude Ferrari, rischiano di “far naufragare l’intero Piano, o quantomeno di ridurre pesantemente gli aspetti positivi”.