Il gioco è sempre lo stesso: scaricare la responsabilità su qualcun altro. E sul Superbonus il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non perde occasione per farlo. Anche con paragoni quantomeno avventati, come dimostrano le parole pronunciate oggi da Giorgetti che arriva a paragonare il bonus edilizio e i suoi effetti sui conti a una tragedia di ben altro tipo, quella del crollo della diga del Vajont.
Per il ministro dell’Economia quella del Superbonus è stata una valanga che era impossibile fermare, a suo giudizio proprio come quella del Vajont. Con una differenza che forse, anche per rispetto delle vittime, Giorgetti sarebbe bene ricordare: in quell’occasione persero la vita più di 1.900 persone. Con il Superbonus, al massimo, qualcuno può aver guadagnato qualcosa a spese dello Stato (e i casi di truffe, come dimostrano tutti i dati, sono pure limitati).
L’avventato paragone di Giorgetti tra Superbonus e Vajont
Giorgetti parla del Superbonus facendo l’esempio del Vajont: “È evidente che quando noi siamo intervenuti fortunatamente a porre una diga, la valanga era già partita”, dice. A margine della commissione Finanze del Senato, Giorgetti prova così a scaricare ogni responsabilità personale nella gestione dei crediti. “Avete presente il Vajont? Quando c’è stata la valanga che veniva giù era già partita, poi arrivata giù ha prodotto disastri”, dice rispondendo a chi gli chiede conto del fatto che con il governo Meloni la spesa sia nettamente aumentata. E facendo un paragone con una tragedia che ha causato quasi 2mila morti.
Intanto sul Superbonus Giorgetti annuncia che il governo presenterà il suo emendamento e che quelli parlamentari che prevedono un ampliamento delle deroghe “non saranno presi in considerazione”. Inoltre, il ministro spiega che “sarà obbligatorio e non opzionale spalmare i crediti fiscali del Superbonus su 10 anni invece che su 4-5 come in passato”.
Le responsabilità del governo e di Giorgetti
Eppure, mentre Giorgetti prova in ogni modo a scaricare tutte le responsabilità dell’esplosione dei conti pubblici, va invece sottolineato – come ha fatto l’Ufficio parlamentare di Bilancio – che la spesa è esplosa proprio durante i 18 mesi di governo Meloni. Come ricorda la Repubblica, su 117,2 miliardi di euro ammessi a detrazione a fine marzo 2024, ben 66 sono arrivati durante il governo Meloni. Quasi il doppio dei due esecutivi precedenti, guidati da Conte e Draghi.
La spiegazione sta nel fatto che spesso nelle norme del Mef c’erano troppe deroghe, allargate ulteriormente dal Parlamento. Così la spesa mensile è passata dai 3,8 miliardi di ottobre 2022 ai 5,7 miliardi di marzo 2024. Con picchi, non a caso, proprio a ridosso delle strette annunciate.
Così si arriva ora allo spalma-crediti, come annunciato da Giorgetti. Si ottiene tutto in 10 anni e non più quattro, con un obiettivo: rinviare a qualcun altro il problema. Perché in questo modo l’impatto sul debito sarà limitato nell’immediato, ma invece di essere affrontato soltanto fino al 2027 (quindi, di fatto, sempre da questo governo), si allargherà fino al 2033. Insomma, un effetto minore anno per anno ma per un periodo più lungo. Così a pensarci dovrà essere anche un altro governo e non solo quello di Giorgetti.