Appena passato il Natale, è subito ripreso lo scontro sulla legge elettorale. A gettare il sasso nello stagno è stato il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. Facendo innervosire Forza Italia che invece vuole un sistema che possa dare maggior peso agli azzurri.
La tentazione del proporzionale “è del tutto da evitare. Penso che sia necessaria una legge elettorale che garantisca la governabilità con un premio adeguato e con meccanismi di elezione dei parlamentari che li tengano legati ai territori, come succedeva con i collegi uninominali del Mattarellum”, ha detto il dirigente dem in un’intervista a La Repubblica. “Una legge proporzionale ci allontanerebbe dall’Europa e ci porterebbe ai governi tri-quadri-pentapartito, che hanno prodotto i duemila miliardi di debito pubblico”, ha sottolineato Zanda.
“Sulla legge elettorale occorre un dialogo vero e non l’ennesimo colpo di maggioranza”, ha replicato Lucio Malan, senatore di Forza Italia. Non meno tenero il deputato forzista Luca Squeri: “Zanda conferma tracotanza #Pd renziano: anche dopo netta sconfitta referendum vuole dare ordini a Parlamento. La legge elettorale va condivisa”. E Francesco Paolo Sisto vede una manovra di Matteo Renzi dietro l’intervento di Zanda: “Le parole del senatore Zanda sarebbero state inaccettabili il 3 dicembre, cioè prima del referendum sulle riforme costituzionali, ma sono addirittura fuori dal mondo oggi. Gli italiani hanno bocciato senza appello l’arroganza del Pd, è ora che anche gli ‘ussari’ del renzismo ne prendano atto”.
Un altro parlamentare del Pd, Franco Mirabelli, ha comunque invitato alla calma: “Non è stato detto nulla di nuovo, il Mattarellum assicura stabilità di governo al Paese, il proporzionale no. Si tratta, al momento, del sistema più affidabile per questo il Pd ha messo in campo tale proposta anche in Parlamento, luogo ovviamente deputato a definire una nuova legge elettorale”.