Alla fine è stato pubblicato, dopo essere rimasto parcheggiato a lungo in un cassetto, il rapporto della Commissione UE sullo Stato di Diritto dei 27 Paesi membri. Un dossier che per l’Italia non è affatto lusinghiero, visto che contiene sei raccomandazioni che sembrano bocciare la linea fin qui tenuta dal governo di Giorgia Meloni.
Nel report, Bruxelles raccomanda a Roma di impegnarsi nella “digitalizzazione per tribunali penali e procure”; nell’adottare la proposta legislativa sui “conflitti di interessi e istituire un registro operativo per le lobby”; nel “regolamentare le informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali”; nel trovare il modo per “tutelare i giornalisti e garantire l’indipendenza dei media”; e, in ultimo, nel “creare un’istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi ONU”.
Sullo Stato di Diritto la Commissione UE boccia il governo Meloni
Ma le preoccupazioni della Commissione UE, guidata da Ursula von der Leyen, non si limitano a questo. Dalla lettura del documento emerge che “gli stakeholder hanno espresso il timore che il Governo ricorra troppo spesso ai decreti legge”, con una pratica già in voga anche dai precedenti esecutivi, ma che con le destre avrebbe raggiunto nuove vette. Il problema, secondo Bruxelles, è che “il frequente ricorso ai decreti legge da parte dei governi potrebbe incidere sull’equilibrio dei poteri tra il governo (in quanto potere esecutivo) e il Parlamento (in quanto potere legislativo)”.
Tra le criticità segnalate dall’UE, spiccano anche le “sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce degli attacchi verbali segnalati contro le organizzazioni impegnate in attività umanitarie e delle violenze segnalate contro i manifestanti. Lo spazio civico continua a essere valutato come ristretto”.
Le altre rogne
Un rapporto che mette nel mirino anche il premierato, definito dalla premier Meloni come la “madre di tutte le riforme”. Secondo il parere della Commissione UE: “Con questa riforma, non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come Primo Ministro”. Per questo “alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazione per modifiche proposte all’attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità”, motivo per il quale la riforma viene valutata attentamente dalla Commissione.
Non va meglio sul fronte dell’informazione, visto che, prosegue il rapporto, “i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell’esercizio della loro professione” e per questo il governo è chiamato a “proseguire l’iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa e garantendo che tenga conto delle norme UE sulla tutela dei giornalisti”.
Dubbi anche sulle recenti riforme volute dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “In Italia, una nuova legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico d’influenza potrebbe avere implicazioni per l’individuazione e l’investigazione di frodi e corruzione”.
Il commento dei 5S sul rapporto UE sullo Stato di Diritto
“Il rapporto 2024 certifica il deragliamento del governo Meloni dall’UE e dal rispetto dei più elementari diritti fondamentali dei cittadini. Su giustizia, libertà dei media, riforma Rai, premierato e conflitti d’interessi il governo Meloni è bocciato su tutti i fronti” è il commento di Gaetano Pedullà, europarlamentare M5S.
Lo stesso precisa che “sulla tutela dei giornalisti poi siamo già alla deriva orbaniana” mentre “parallelamente, sono in forte aumento le azioni legali contro editori e giornalisti intentate da esponenti dei partiti politici al governo, compresa la stessa Meloni. Si sta costituendo una limitazione di fatto al diritto dei cittadini ad essere informati, proprio mentre l’esecutivo avanza progetti di riforma costituzionali o legislativi di grande impatto”. Sempre Pedullà, in conclusione, fa notare che “questo rapporto doveva essere presentato prima delle elezioni europee, i cittadini dovevano sapere dove ci sta portando questo governo della disgrazia”.