“Certamente un atto di paura grave”. Così il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio (Pd), ha definito la decisione del Senato di rinviare la discussione dello Ius soli, nemmeno calendarizzato per il mese di settembre.
Parlando con Tv2000 Delrio, vicino al leader del Pd Matteo Renzi, non ha usato mezzi termini aprendo un nuovo fronte nella maggioranza. “Abbiamo bisogno di non farci dominare dalla paura – ha chiarito ancora l’ex presidente dell’Anci – ma siamo anche aperti alla speranza perché il capogruppo del Pd (Luigi Zanda, ndr) ha detto che si sta cercando di costruire le condizioni affinché vi siano i voti in Parlamento”. Al Nazareno però ribadiscono che la posizione del Pd è “in sintonia piena” con quella del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che l’ha definita “una conquista di civiltà”. A questo proposito il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, vice segretario del Partito democratico, ha detto: “Credo che dobbiamo riconfermare in queste ore la volontà del Pd a lavorare fino all’ultimo minuto utile perché lo Ius soli venga approvato in legislatura e che si compia questo passo fondamentale. A noi – ha aggiunto Martina dal palco della festa dell’Unità di Roma – non può bastare mettere a calendario il provvedimento” ma “dobbiamo essere sicuri che il provvedimento non rimbalzi ma si approvi definitivamente. Le condizioni ora non ci sono. Noi riaffermiamo la volontà del Pd di lavorare con grande serietà per creare le condizioni”.
L’intervento a gamba tesa di Delrio (che aveva già criticato il ministro dell’Interno Marco Minniti sulla gestione dei migranti) ha però riaperto le frizioni nel Governo. A dargli manforte c’è anche Guardasigilli Andrea Orlando (Pd). “Non dobbiamo darla vinta a nessuno, dobbiamo portare a casa la legge sullo Ius soli”, ha detto. A Delrio replicano i senatori del Pd Andrea Marcucci e Franco Mirabelli: “Dispiacciono le parole del ministro. Sa bene che per il gruppo del Pd al Senato il provvedimento rimane prioritario e sa altrettanto bene che portarlo in Aula in questi giorni avrebbe significato affossarlo perché non c’erano i numeri”. L’idea tra i Dem è quella di portare la legge in aula dopo l’approvazione della legge di bilancio, consapevoli che Alternativa popolare di Angelino Alfano si opporrà.
“Leggo che i senatori Marcucci e Mirabelli rispondono a Delrio affermando che portare adesso il ddl sullo Ius soli in Aula avrebbe significato affossarlo perché non ci sono i numeri. In realtà il passo indietro del Pd è stato fatto prima di un tentativo vero di trovarli e non si capisce cosa cambierebbe domani rinviandolo”, rivela però il vicecapogruppo di Articolo 1-Mdp a Palazzo Madama, Federico Fornaro. Interviene anche l’ex segretario dem Pier Luigi Bersani (Mdp): “Ho il sospetto, spero infondato, che tutto l’accrocchio sia tra Sicilia, legge elettorale e Ius soli. Per smentirlo basta mettere la fiducia sullo Ius soli”, ha detto Bersani al Corriere della Sera. La fiducia potrebbe mettere a rischio il Governo? “La metterei a costo di verificarlo in Aula”.
“È vero che i numeri non ci sono ma ha ragione Delrio: bisogna avere il coraggio di spiegare le cose al Paese, invece è stata fatta un’assimilazione crudele, e sbagliata, tra sbarchi gli dei migranti e lo Ius soli, ma sono cose che non hanno nulla a che vedere tra loro”, le parole dell’ex premier Enrico Letta a Radio Anch’Io.
Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha invece affidato a Facebook il suo pensiero. “Cerchiamo di evitare almeno noi di strumentalizzare la vicenda dello Ius soli, che è una cosa seria e riguarda la vita e i diritti di centinaia di migliaia di persone”, ha scritto, suggerendo ai “ministri che chiedono lodevolmente di accelerare” – chiaro il riferimento alle parole pronunciate da Delrio – “di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia. Perché è proprio a loro che compete questa decisione”. “Non devo ricordare quando finisce e quando inizia l’autunno”, ha detto il premier Paolo Gentiloni, “è consapevolezza acquisita. Resto alle parole che ho detto alcune settimane fa. Siamo ancora in estate, l’impegno che abbiamo descritto rimane. È un lavoro da fare”. Ma il capogruppo degli alfaniani alla Camera, Maurizio Lupi, ha ribadito: “La richiesta della fiducia spetta al presidente del Consiglio, e il Consiglio dei ministri è un organo collegiale nel quale i ministri di Ap non daranno mai l’assenso”. Più chiaro di così.