Sulle pensioni sarà un 2024 da flop: nessun nuovo anticipo o assegni tagliati

In tema di pensioni sarà un 2024 difficile: nessun nuovo anticipo, con l'ipotesi di una conferma della Quota 103 o un taglio degli assegni.

Sulle pensioni sarà un 2024 da flop: nessun nuovo anticipo o assegni tagliati

La strada sembra già tracciata, con buona pace di Matteo Salvini: in tema di pensioni l’intervento del governo per il 2024 sarà limitato. Non ci sarà un nuovo anticipo pensionistico, quasi certamente, ma solo la conferma della Quota 103. Che finora, tra l’altro, ha avuto ben poco successo. 

Ieri il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto chiaramente che nessuna riforma previdenziale può tenere nel medio termine con gli attuali tassi di natalità. E così resta solo la possibilità di confermare la Quota 103, ovvero l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e almeno 31 di contributi.

Uscita anticipata dal lavoro, una riforma complicata

Il governo potrebbe rivedere qualcosa. Per esempio la ministra del Lavoro, Marina Calderone, parla di Ape sociale più ampio e di qualche novità per le donne, anche se difficilmente l’Opzione donna tornerà ai suoi criteri originali, eliminando i paletti molto stringenti introdotti quest’anno.

Nel governo qualcuno vorrebbe fare di più, ma i conti non lo permettono. L’unica possibilità è mettere in campo un anticipo pensionistico con assegni inferiori di almeno un quarto, spiega la Stampa.

Il sottosegretario Claudio Durigon, leghista, aveva ipotizzato di applicare il calcolo contributivo per tutto l’assegno. Ma anche questa mossa avrebbe due problemi: da una parte le critiche della Commissione europea che è preoccupata per la tenuta dei conti; e dall’altra c’è un problema dal punto di vista elettorale, con un assegno più basso, soprattutto con questa inflazione ancora troppo alta. 

Pensioni, verso la conferma della Quota 103

Alla fine si dovrebbe optare, con la prossima complicata manovra, per la conferma della Quota 103. Costerebbe circa due miliardi, comprendendo anche la conferma dell’aumento delle minime a 600 euro introdotto per l’anno in corso.

Il problema principale riguarda la tenuta del sistema a causa della bassa natalità: in Italia si attesta a 1,25 figli per donna. Uno dei tassi più bassi in Ue, dove fanno peggio solamente Spagna e Malta. La media europea si attesta a 1,53 e il tasso più alto si registra in Francia (1,84). Un altro pianeta, insomma. E a rimetterci saranno anche le pensioni, come ammette Giorgetti.