Appello bis per la strage di Viareggio, dopo 13 anni dal disastro ferroviario , è stata messa la definitiva parola fine sul lungo procedimento giudiziario.
Al termine di una camera di consiglio durata quasi sei ore, i giudici della Corte d’Appello di Firenze hanno inflitto, nel processo bis, 5 anni di carcere nei confronti dell’ex ad Mauro Moretti.
Oltre a lui sono state condannate anche altre tredici persone, tra cui spiccano i nomi di Michele Mario Elia di Rfi condannato a quattro anni e due mesi, e il direttore divisione Cargo Trenitalia Mario Castaldo a cui sono stati inflitti quattro anni.
Per altri tre imputati, sempre nel corso della stessa udienza, i giudici d’appello toscani hanno disposto l’assoluzione. Si tratta di Joachim Lehmann, supervisore e responsabile esami Jungentha; Francesco Favo, certificatore per la sicurezza di Rfi; e Emilio Maestrini, il manager responsabile dell’unità produttiva direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia
Il processo bis sulla strage di Viareggio
Il nuovo appello era stato disposto dalla Cassazione dopo l’annullamento, con rinvio, della sentenza di secondo grado nei confronti dei 16 imputati, tra ex vertici delle Ferrovie, dirigenti e tecnici di aziende anche estere che si occupavano di manutenzione e sicurezza.
Un processo bis da cui, sempre per volere della Suprema Corte, è stata esclusa l’aggravante relativa alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
Ragione per la quale questo nuovo processo è servito per rideterminare le pene, tenendo conto che l’unico reato rimasto in piedi e contestato agli imputati è quello di disastro ferroviario colposo.
Le dichiarazioni spontanee dell’ad Moretti
Ad aprire l’udienza, surriscaldando il clima, erano state le dichiarazioni spontanee rese da Moretti.
“Da amministratore delegato di Rfi, non potevo essere autore della politica di investimenti sul trasporto ferroviario merci né passeggeri. Non me lo consentiva la legge. Ogni politica in merito era compito di Trenitalia e delle altre imprese ferroviarie” ha provato a difendersi l’ex ad.
Poi, nel corso della sua deposizione, Moretti si è rivolto ai parenti delle vittime affermando: “Desidero rivolgermi a tutti voi. Mi sono state attribuite frasi e comportamenti non rispettosi del dolore, talvolta frasi disumane, in cui non mi riconosco”.
“Sento di dire che quei comportamenti attribuitemi hanno causato dolore, ma non c’era intenzione” ha provato a difendersi Moretti in aula, sostenendo di non riconoscersi nelle frasi che nel tempo, a suo dire, “mi sono state attribuite”.
Parole che non sono piaciute ai familiari presenti in aula che hanno iniziato a rumoreggiare, con qualcuno che ha perfino gridato “stai zitto”, fino al gesto plateale degli stessi di girarsi per dare le spalle all’ex amministratore delegato.
Una vicenda dolorosa
La strage di Viareggio risale al lontano 29 giugno del 2009. In una notte come tante e in cui nulla faceva presagire al peggio, verso le 23.48 nella stazione ferroviaria sopraggiungeva un convoglio adibito al trasporto di gpl.
Per una sfortunata serie di eventi, in prossimità di via Ponchielli, un carro cisterna è deragliato e nello schianto è iniziata una gigantesca fuoriuscita del gas. Con le scintille provenienti dalle lamiere accartocciate del convoglio che stridevano sui binari, il combustibile si è infuocato, dando il via all’interminabile serie di esplosioni.
L’intera area è stata investita dalla devastazione, dando vita a uno scenario che, secondo gli esperti, ha ricordato gli effetti di un ordigno bellico in cui, come noto, hanno perso la vita 32 persone e causato anche un centinaio di feriti.