Fino a due anni fa faceva parte del Pd, ma soprattutto è stato tra i fondatori del partito. L’europarlamentare Sergio Cofferati, impegnato nel congresso che porterà alla nascita di Sinistra italiana, parla quindi a ragion veduta di quanto sta accadendo in casa dem. Anche se a La Notizia ha confidato l’enorme “difficoltà nel comprendere davvero cosa succeda nel Partito democratico”.
Si spieghi.
Parto da una premessa: quando i destini di una parte si separano da quelli di un’altra bisognerebbe farlo sul merito, sulla base di argomentazioni forti.
E invece?
La discussione interna al Pd è difficile da decifrare perché riguarda aspetti delicati ma del tutto marginali come possono essere i tempi di un congresso.
Che gli elettori, poi, rischiano di non comprendere. È così?
Non solo gli elettori. Io per primo non li capisco. Ma credo siano difficili da afferrarre per chiunque.
Se alla fine non si arrivasse alla scissione, crede che un’eventuale ricomposizione possa azzerare davvero le distanze tra le varie anime dem?
Credo che una ricomposizione non sia difficile, proprio perché le ragioni del dissenso interno non sono sulla politica economica o sociale, se non per titoli annunciati. Più difficile, invece, almeno in tempi brevi, è una riconciliazione sul piano dei rapporti tra le persone, visti i toni duri del dibattito.
Anche Sinistra italiana è arrivata al congresso, a Rimini, con molte ferite addosso, però.
Chi ha deciso di non partecipare farà la sua strada, ma la conclusione di questa assise sarà unitaria. L’importante, secondo me, è che si tenga aperta la possibilità di un confronto con tutti.
Il fermento a sinistra non manca. Nel Pd si affaccia con sempre maggiore frequenza l’idea di un nuovo Ulivo. Che ne pensa?
Non ho idea di cosa si voglia inserire dentro questi ipotetici contenitori. Mentre so bene, con tutto il rispetto per le persone, ciò che ha fatto fino a ora la sinistra dem.
A cosa si riferisce?
Al fatto che ha avallato tutte le politiche renziane e votato i peggiori provvedimenti del Governo. Sarei felice se la minoranza dem avesse cambiato idea. In tal caso però dovrebbe dirlo e soprattutto dimostrarlo.
Come?
Con proposte concrete. Esprimendo, per esempio, in un congresso serio la volontà di cancellare il Jobs act.
Pare di capire che da Renzi in poi sia iniziata la deriva del Pd. È così?
Per definizione il segretario ha sempre più responsabilità di tutti gli altri. Ma è anche vero che tutte le grandi scelte sono state avallate dalle varie anime del Pd. Vedremo sa da qui in poi cambierà qualcosa.
Lei prima sottolineava l’importanza del dialogo con tutti. Campo progressista di Pisapia può essere un interlocutore?
È un’iniziativa che a me pare surreale. Pisapia vuole federare entità diverse, ma non si capisce a quale titolo queste entità dovrebbero dare a lui una delega del genere. E poi, è singolare che dopo aver sostenuto il Sì al referendum costituzionale ora voglia mettere insieme chi ha votato No.
Alla fine, allora, rimane solo il Partito democratico.
Alt. Se il Pd ripropone politiche renziane il confronto non inizia neanche. Bisogna dimostare di essere di sinistra. E lo si è se da determinati valori si fanno discendere politiche coerenti. E tutto questo oggi non c’è.