Falliti i cinque quesiti referendari sulla Giustizia, ora è il momento della riforma Cartabia che approda in Senato. Onorevole Vittorio Ferraresi (M5S), lei cosa ne pensa del testo che dovrebbe essere approvato questa settimana?
“Il referendum è stata una batosta per Lega e Radicali che volevano falsamente riformare la Giustizia con dei quesiti che, in realtà, andavano contro di essa e contro la libertà della magistratura. Detto questo la riforma Cartabia non soddisfa a pieno il Movimento 5 Stelle. Questo perché è partita da un’ottima base, quella messa in campo dal nostro governo con il minsitro Alfonso Bonafede e di cui ero sottosegretario, ma col tempo è stata annacquata e – purtroppo – è stata annacquata con la qualità che è calata drasticamente nel corso delle discussioni che ci sono state alla Camera”.
Quali sono, secondo lei, le criticità maggiori e dove si doveva fare di più?
“Ce ne sono diverse. Una è sicuramente il passaggio delle funzioni che viene ridotto ulteriormente e finisce per limitare un valore aggiunto, quello di poter maturare un’esperienza sia da giudicante che da requirente e quindi dell’intero settore giudiziario. Inoltre limita pesantemente anche l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Lo dico chiaramente: a me questa soluzione non piace perché i passaggi già sono limitati e perché è un evidente compromesso che si è reso necessario visto che diversi partiti volevano portare a zero i passaggi. Poi ci sono i nodi degli illeciti disciplinari, del fascicolo del magistrato e delle valutazioni di avvocati e professori sui magistrati. Per non parlare della legge elettorale del Csm che non porterà al tanto richiesto salto di qualità capace di superare i problemi del correntismo”.
Malgrado gli inviti della guardasigilli per cercare un accordo, in Commissione Lega e Italia Viva hanno dato battaglia provando a far rientrare i concetti dei quesiti attraverso alcuni emendamenti. L’assalto però è stato respinto. A che gioco stanno giocando i due Matteo?
“Si tratta di una quesitone di stile. Le spiego. Nonostante la riforma non soddisfa il Movimento, abbiamo deciso di chiuderla perché comunque manteneva alcuni punti importanti della Bonafede tra cui lo stop alle porte girevoli. Inoltre migliora sotto il profilo della trasparenza e della meritocrazia. Dall’altra parte c’è questo gioco di propaganda di Lega e Italia Viva, un gioco fallito miseramente con il referendum dove volevano far approvare delle schifezze ai cittadini che lo hanno capito e hanno rifiutato questa truffa. Non contenti ora stanno provando a far passare quei contenuti in Parlamento ma al solito senza ottenere nulla. Il problema è che la Giustizia andrebbe davvero riformata ma non come vogliono loro, stendendo un tappetino per i criminali e dando voce a politici che vogliono soltanto attaccare la magistratura”.
Proprio le manovre di Salvini e Renzi hanno portato più di qualcuno a temere uno sgambetto, con annesso rischio per la tenuta dell’esecutivo. Come giudica questa eventualità?
“Non penso proprio. Guardi secondo me è tutta una gran caciara per fare propaganda elettorale. Ad ogni modo se dovessero fare una scelta simile, poi si dovranno prendere le loro responsabilità”.
Da Gratteri ad Ardita, da Albamonte a Sabella, non sembra esserci un magistrato soddisfatto di questa riforma. Come se lo spiega?
“Penso che la stragrande maggioranza dei magistrati, ossia servitori dello Stato che vogliono portare avanti una Giustizia che possa essere giusta, indipendente e imparziale, sono i primi a non volere gli estremismi delle correnti. Allo stesso tempo non vogliono ingerenze della politica sulla magistratura. Quindi è falso dire che sono contrari a riformare la Giustizia e il Csm ma vogliono che ciò fatta in modo serio e non come occasione per consumare una vendetta della politica sulla magistratura”.
Uno dei nodi più spinosi è quello del correntismo che condiziona il Csm. Sul punto il giudice Sabella si è detto favorevole perché è una “chemioterapia necessaria contro il cancro delle correnti”. È d’accordo?
“Penso che la riforma Bonafede era più equilibrata ed efficacie per scardinare le correnti. Detto questo, parte di quel testo è rimasto e per questo sosteniamo il testo della Cartabia. In relazione al sorteggio cosa vuole che le dica? Noi l’avevamo appoggiata ma da più parti, anche dal ministero di Giustizia, ci è stato chiesto di rinunciarci perché sarebbe stata incostituzionale. Prendo atto di questa decisione ma secondo me era un’opzione praticabile e comunque si poteva trovare qualche altra forma per risolvere le eventuali criticità. Ma non c’è stata disponibilità e si è scelto di fare una riforma della legge elettorale che non cambierà proprio nulla”.