Con le luci del giorno sono ricominciate le operazioni di ricerca dei dispersi sulla Marmolada. Una squadra altamente specializzata, anche con i cani molecolari, è al lavoro per cercare tracce non ancora individuate da droni ed elicotteri. Un’operazione rischiosa, dal momento che una parte di ghiaccio minaccia di cadere nel pendio.
Il bilancio definitivo del crollo del ghiacciaio della Marmolada è di 11 tra deceduti e dispersi
“Il bilancio di questa tragedia è pressoché definito – ha detto questa mattina il governatore del Veneto, Luca Zaia -: ci sono undici persone tra i deceduti e i dispersi. Ad oggi l’identificazione degli otto deceduti riguarda tre veneti identificati e una trentina. Dei feriti, sette (tre dei quali in Veneto) sono ancora in ospedale e un paio sono gravi. Sul ghiacciaio ci sono ancora delle persone, andremo avanti nelle ricerche. Dobbiamo fare tutto il possibile e ancora di più per riportarli a casa”.
Il conteggio di 11 è riferito verosimilmente al fatto che alla vittima ancora senza nome vengono attribuiti i resti di una persona che era invece nel conteggio dei dispersi: di conseguenza il computo totale passa da 12 a 11.
In azione i cani molecolari. La pioggia caduta nella notte ha ripulito la zona del crollo
Ma la pioggia caduta nella notte ha ripulito la zona del crollo dalla polvere e questo facilita la ricerca. I 14 operatori con i 2 cani della Guardia di finanza specializzati sono rientrati a Canazei al termine delle operazioni di ricerca via terra nell’area interessata dal distacco del ghiacciaio della Marmolada, a valle della colata, come rende noto la Provincia Autonoma di Trento. Nel corso delle ricerche ci sono stati dei ritrovamenti organici e di materiale tecnico. Il tutto è stato recuperato, trasportato a valle e consegnato per le analisi.
Coinvolti nelle operazioni via terra il Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza con due unità cinofile, il Centro Addestramento Alpino di Moena della Polizia di Stato, i Vigili del Fuoco permanenti di Trento e il Soccorso Alpino dell’Arma dei Carabinieri. In queste ore sono salite a 9 le vittime accertate del disastro. Finora sono stati riconosciuti dai famigliari i veneti Filippo Bari, Tommaso Carollo e Paolo Dani e la trentina Liliana Bertoldi.
Gli esperti: nessun segnale di un collasso imminente
Prima del crollo di domenica, sottolineano i ricercatori del Gruppo di lavoro glaciologico-geofisico per le ricerche sulla Marmolada, coordinati da Aldino Bondesan dell’Università di Padova, “non si sono osservati dei segnali evidenti di un collasso imminente. Salvo rarissimi casi, nei ghiacciai, a differenza delle frane, non vi sono sistemi di allerta che misurano movimenti e deformazioni in tempo reale”.
Per gli studiosi, inoltre, i crepacci, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel distacco, “erano visibili già da diversi anni e di per sé fanno parte della normale dinamica glaciale”. Il distacco di seracchi è un fenomeno “frequente” nei ghiacciai, sottolinea il gruppo di studio, e “fa parte della normale dinamica glaciale”, ma “più raro è il caso di collassi in blocco come quello verificatosi in Marmolada”.
Per gli studiosi “il ritiro e il riscaldamento determinano un aumento della frequenza degli eventi, e in generale un aumento della pericolosità delle fronti glaciali. L’osservazione annuale di molti ghiacciai è stata recentemente abbandonata proprio per l’incremento delle condizioni di rischio alle fronti glaciali”.
“Tuttavia – concludono gli esperti -, non tutti i ghiacciai presentano le medesime condizioni di pericolo, che variano in funzione della temperatura ma anche della morfologia, delle pendenze, delle dimensioni e di altri parametri. Ogni ghiacciaio va studiato singolarmente individuando i rischi specifici che si sommano a quelli già insiti nella frequentazione dell’ambiente alpino”.