Dopo le bordate di Banca d’Italia e della Corte dei Conti, dopo il grido d’allarme dei Comuni e delle Province, dopo le proteste delle imprese, è toccato all’Ufficio parlamentare di Bilancio bocciare la Finanziaria. “La Manovra appare improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati”, ha detto la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari. Che lancia l’alert sulla sanità. “Il finanziamento del Sistema sanitario nazionale per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, anche tenendo conto dei potenziali livelli di spesa farmaceutica, dell’applicazione dei nuovi Lea (con i connessi aumenti su tariffe di prestazioni specialistiche e assistenza protesica) e del contenzioso delle imprese sul payback”, ha detto la presidente dell’Upb.
Faro anche sui tagli agli enti locali. “Nell’immediato, si ricorre nuovamente ai tagli lineari, sia a livello centrale che territoriale. È auspicabile che la parte a carico delle Province e Città metropolitane e dei Comuni avvenga attraverso i fondi perequativi per tenere adeguatamente conto dei fabbisogni standard per tutte le funzioni fondamentali al fine di salvaguardare queste e i Livelli essenziali delle prestazioni”, ha spiegato Cavallari. E come aveva fatto la Banca d’Italia anche l’Upb accende un faro sul debito.
La manovra secondo Giorgetti
“Ogni rallentamento sulla strada obbligata di riduzione del debito rischia di comprimere ulteriormente i margini di manovra per affrontare condizioni sfavorevoli”, come “shock inattesi o rallentamenti della crescita”, ha spiegato Cavallari. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ascoltato dopo l’Upb, ha cercato di difendersi come meglio ha potuto: “Ritengo che sia stato fatto il meglio possibile”. E se l’alto livello di debito, secondo Bankitalia e Upb, mette in dubbio la capacità per il nostro Paese di resistere ad eventuali shock, il ministro leghista replica sostenendo che “siamo pienamente impegnati a realizzare l’aggiustamento di bilancio necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi”.
Il titolare del Mef poi ha ritirato fuori il solito ritornello stonato sui fattori che zavorrano il nostro debito e rendono il sentiero stretto per il governo, dalla politica monetaria al Superbonus. “Mi preme evidenziare i vincoli stringenti all’interno dei quali abbiamo costruito la Manovra. Il primo è rappresentato dall’onere degli interessi sul debito pubblico, il secondo è rappresentato dall’andamento della spesa per prestazioni sociali”. Giorgetti non esclude che l’obiettivo di un Pil dello 0,8% nel 2023 potrebbe essere rivisto al ribasso e formula una minaccia bella e buona sul Superbonus. Sul Superbonus “dobbiamo stare attenti a proposito della Var che c’è a Bruxelles. Quello che facciamo nel 2023 e 2024 deve essere diverso e dobbiamo dare dimostrazione che la cosa del ‘payable’ è finita: altrimenti, se ci vengono applicati quei criteri anche nel 2024, dobbiamo riscrivere la Manovra in modo ulteriormente prudente e restrittivo”.