Se l’intenzione è quella di far rimpiangere la riforma Cartabia, allora il Centrodestra di sponda con il Terzo polo è già a buon punto. Questo quanto emerge dalle mozioni che promettono di ribaltare la Giustizia e che ieri sono state approvate a Montecitorio.
Separazione delle carriere per i magistrati, stretta sulle intercettazioni, allentamento nell’erogazione delle misure cautelari, il superamento della legge Severino e di quella sull’abuso d’ufficio. Sono questi i punti salienti delle mozioni, in molti punti convergenti, presentate dal Centrodestra e dal Terzo polo per impegnare il Governo a portare avanti la riforma del settore già illustrata da Carlo Nordio e che sembrano realizzare il sogno di Silvio Berlusconi in fatto di Giustizia.
Mozioni che sono state entrambe approvate con i soli pareri contrari del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico.
Il giallo in aula
Una seduta attesa da tempo a cui la maggioranza è arrivata a tratti impreparata tanto che è stata necessaria una sospensione della seduta in attesa del parere del Governo proprio sulle mozioni oggetto d’esame.
Può sembrare un motivo prettamente tecnico ma, secondo le opposizioni, è la dimostrazione di come i partiti che supportano l’Esecutivo sono più divisi di quanto sembri. A dirlo chiaro e tonto è stata la Cinque Stelle Valentina D’Orso: “Vorrei stigmatizzare il ritardo senza che nessuno abbia avvertito l’Aula e segnalare le evidenti fibrillazioni della maggioranza nel trovare una linea comune sulla giustizia”.
Ma le tribolazioni sono state superate, evidentemente anche per superare un certo imbarazzo, visto che successivamente Maria Carolina Varchi, di Fratelli d’Italia, ha annunciato che la “maggioranza è compatta e presenta una mozione unica, la Giustizia non è un terreno di scontro ma di confronto, la stessa cosa non posso dire delle opposizioni che si presentano divise alla discussione”.
E, infatti, dopo poco è arrivato il parere favorevole del viceministro Francesco Paolo Sisto sia sulla mozione unitaria del Centrodestra che su quella del Terzo polo.
Il sogno del Cavaliere sulla Giustizia
Che le opposizioni siano divise è, però, altrettanto evidente. Questo perché il Terzo polo si fa fatica a collocarlo in esse visto che sulla Giustizia la pensa esattamente come il guardasigilli Nordio e, di conseguenza, come tutta la maggioranza che lo sostiene.
Nella mozione a firma di Enrico Costa, il responsabile Giustizia di Azione, tra le tante cose si chiede al Governo di valutare una “riforma costituzionale volta alla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura”, di procedere al “ripristino della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio”, di procedere con la “depenalizzazione delle violazioni che non ledono gli interessi collettivi sino al punto di meritare una sanzione penale”, di escludere “la sospensione di diritto dalle cariche regionali e locali in caso di condanna non definitiva per il reato di abuso d’ufficio” e di portare a termine norme che “prevedano l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del pubblico ministero”.
Poi si chiede di rivedere la “custodia cautelare prevedendo che sia disposta” da un collegio di giudici, un intervento per limitare le intercettazioni e, per non farsi mancare nulla, viene chiesto al Governo anche un nuovo bavaglio all’informazione estendendo “il divieto di pubblicazione letterale, consentendone solo il contenuto, anche alle ordinanze con le quali vengono disposte misure cautelari”.
Proposte che avranno fatto felice Berlusconi mentre hanno scontentato il Movimento 5 Stelle tanto che la deputata D’Orso ha sentenziato: “Nella mozione della maggioranza sul processo penale c’è tutto il loro manifesto dell’impunità: demonizzazione delle intercettazioni, della legge Spazzacorrotti e dei reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze; ode alla prescrizione, mai una parola a difesa delle vittime dei reati”. “Davanti a tutto questo il Movimento 5 Stelle non può che agire dando voce alla domanda di Giustizia disperatamente rivolta dalle vittime di reato”.